ascolto-conchiglia-webIn un articolo di Stefano Bartezzaghi uscito oggi su Repubblica, l’autore pone l’attenzione sulle difficoltà che incontriamo nel farci ascoltare e sottolinea come la concentrazione dell’interlocutore si sia dimezzata dagli anni Ottanta a oggi. La tesi è supportata da alcuni recenti studi tuttavia, senza bisogno di scomodare gli esperti, ciascuno di noi può verificare quanto poche sono le persone intorno a noi dotate di una buona capacità d’ascolto e ancora più disposte ad applicarla nei nostri confronti in un contesto in cui le distrazioni di tutti i tipi non mancano, dal segnale dell’ennesimo sms in arrivo sul cellulare alla solitudine mimetizzata dei social network. Bartezzaghi affronta un orizzonte ampio della capacità d’ascolto collegata alla capacità oratoria messa in campo anche in pubblico. L’articolo è molto interessante e ne consiglio la lettura. Il mio lavoro è basato sulla scrittura tanto quanto sulla capacità d’ascolto. Ascolto delle parole, attenzione alle espressioni, ai gesti, ai suoni intesi come sospiri, silenzi, risate e anche singhiozzi. Rispetto dei tempi di ciascuno. La condivisione delle storie di altri a volte è divertente, altre molto dolorosa e passa sempre attraverso un ascolto partecipato: ricevo il racconto, utilizzo una mimica minima per far capire che apprezzo quanto mi viene detto e applico il massimo della concentrazione, faccio qualche domanda. A partire da Plutarco, sono in tanti ad avere affrontato in modo autorevole il tema dell’ascolto nelle sue tante sfaccettature. Qui voglio ricordare Alda Merini.

Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore. Alda Merini

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