Stanotte non ci ho dormito. La famosa sera della pizza con gli scrittori avevo preso per Corso Magenta perché lo aveva suggerito Tom. Sembrava sicuro del fatto suo; avevo obbedito. Forse a quest’ora si può passare, avevo pensato. E poi se lo dice lui, il mio navigatore. Intorno a me solo taxi e una berlina blu. Mano a mano che procedevo aumentava il disagio, quando Tom mi aveva fatto infilare nella corsia dei tram di Foro Bonaparte, proprio sui binari, avevo cominciato a pensare che fosse impazzito. Quanto mi sarebbe costata la serata?
«Ti devo parlare.» Anna rompe lo schema dei miei pensieri chattando su Skype. Apre la conversazione senza neppure un saluto, un preambolo per rompere il ghiaccio. Anna, la tedesca. Non faccio fatica a immaginarla nel soggiorno di casa sua, truccata, i capelli a posto e il tailleur da PR mentre spia attraverso le stecche delle persiane quel che accade nel suo giardino.
«Oggi mi chiamo fuori» sono perentoria. «Ho da fare.» Frequento troppa gente che non sa più come riempire le giornate, persone che prima avevano il frigorifero vuoto perché non trovavano il tempo per fare la spesa e ora hanno troppo tempo e non sanno più dove andare. Molti di loro sono più giovani di me, qualcuno anche di parecchi anni. I più fortunati conservano lavori incerti e malpagati. Gli altri vivono dentro una bolla da cui non sanno come uscire. C’è chi con il lavoro ha perso anche un mondo di relazioni e con qualcuno deve pur parlare. Il telefono che non suona più rimanda un silenzio ostinato.
«Qui da me sta succedendo qualcosa» scrive. «Giù c’è un sacco di gente, un gran via via.»
«Vai a vedere, poi mi racconti.»
«Voglio farti la cronaca. Aspetta… sta arrivando un’ambulanza.»
«Con questo caldo! Qualcuno sarà stato male. Senti, davvero non posso. Io ho ancora un lavoro, ricordi? Mi dà da mangiare. Lo so che tu pensi che sia un lavoro strano, mi impegna molto. Non è cosa da poco, io devo trovare, comporre e capire la vita di un altro. Ci sentiamo dopo, okkei?» Aspetto invano una risposta. Anna è sparita.
Sul mio tavolo la multa, la metto da parte, riapro il quaderno, avvicino la tastiera e regolo la respirazione per concentrarmi. Occhi chiusi per qualche minuto, poi mi tuffo dentro questa vita non mia, per l’ennesima volta.
Sono un campionessa nello stare in apnea nell’anima di un altro.

 

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