Ricevo alcune foto di Bussana Vecchia, il paese semidistrutto da un terremoto nel febbraio 1887. Dopo un momento squilla il telefono, è Tormenta.
«Che posto fantastico, diverso da tutti quelli che ho visitato!»
«Detto da te, Renato, che hai girato mezzo mondo… Bussana è un posto speciale, lo conosco bene. È anche un po’ misterioso.» Mi torna in mente un giorno di qualche anno fa, il sole, il caldo, le bouganville di tutti i colori, dal bianco, al rosa, all’arancione, al rosso, al viola, i muri diroccati tappezzati dall’edera.
«C’è un silenzio che fa quasi paura.» Sento Renato scarpinare. Ansima, troppe sigarette.
«A me aveva dato una sensazione di quiete e serenità.» Fantastico di annusare nell’aria l’odore del rosmarino. Illusione, sono nel mio studio di Milano.
Il terremoto aveva colto la maggior parte della popolazione riunita in chiesa per la messa. C’erano state parecchie vittime e in seguito gli abitanti avevano preferito ricostruire le abitazioni qualche chilometro più a valle. La vecchia Bussana rimase ferita e abbandonata più o meno fino alla metà degli anni cinquanta, quando fu ripopolata da una colonia di artisti, parecchi stranieri, che si occuparono di ristrutturare alcune case, quelle meno danneggiate. Erano stati attratti dalla particolarità del luogo, fonte d’ispirazione proprio per le caratteristiche da borgo medioevale.
«Susanna, sei ancora lì?» La voce profonda e rauca di Renato mi scuote.
«Certo! Come mai sei a Bussana?»
«Di passaggio. Sto andando a Nizza, in moto, per quell’incarico.»
«Quale?»
Click. Tormenta è sparito. Si farà vivo.

Bussana Bussana
Bussana
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