Laurica tace, guarda fisso oltre la vetrina. Sta così da almeno cinque minuti. Io ho bevuto il secondo caffé e decido di forzare un po’ la situazione: «Vuoi dire che Mirella, la tua mamma, è costretta a rubare? Tuo padre però un lavoro ce l’ha ancora?» C’è un po’ d’ansia nella mia voce, sono in affanno. Certo situazioni le leggi sui giornali, te le raccontano, le osservi a distanza, al massimo ti viene un dubbio su qualcuno che conosci, ma non vuoi approfondire. E poi ci sono i migranti, un altro pianeta che guardi da lontano, con il cannocchiale.
Eviti quel che ti gira attorno e non ti piace.
Guardo Laurica: piumino, sciarpa e berretto di buona fattura, roba calda. Maglione troppo grande che non mi pare un granché e poi i jeans e gli stivali bassi. Una divisa, non le manca niente.
Magari in tasca ha l’IPhone.
«Sì, ma non è più come prima» dice. «Mamma ha dovuto rinunciare a delle cose.» Laurica ora tace, lo sguardo perso nel fondo del cappuccino. Io immagino un frigorifero in cui rimbomba l’eco, la doccia senza bagnoschiuma, i collant rappezzati con lo smalto trasparente e l’abbandono del Nespresso a favore della vecchia moka. Mi si stringe il cuore. «Vuoi un altro cornetto?»
«No, grazie. Sono a dieta. Ho preso due chili. Mamma non cucina più e mangio solo schifezze.» Peggio di quel che pensavo.
«Cosa intendi dire? Neppure la spesa… la frutta e la pasta, dei pelati, il pesce, lo yogurt…» Sono in imbarazzo. Mi raddrizzo sulla sedia e penso a come sciogliere la tensione.
Laurica mi guarda di traverso. «Merendine e surgelati e poi…» mi fissa e aggiunge: «Mica ci mancano i soldi per fare la spesa! Cos’hai capito?» Io sprofondo nella confusione e lei cambia registro: «Che dici? Ci prendiamo l’aperitivo?»
(3 – Continua)

 

Share: