Per me che come ghostwriter scrivo per lo più memoirJacket Everyday, il progetto del canadese Steve St. Pierre che disegna copertine di biografie inventate cui Il Post ha dedicato un articolo, è una vetrina interessante. St. Pierre crea le copertine partendo dal titolo di libri ancora non scritti e traendo le informazioni sui futuri contenuti dai brevi testi che gli mandano i protagonisti in pectore delle future autobiografie. Insomma, si tratta di un gioco, tuttavia alcune delle copertine che ha creato al buio, risultano davvero convincenti.
La selezione della cover è sempre una faccenda complicata, infatti occorre valutare diversi aspetti, nel mio caso non tutti funzionali alla scelta della copertina più adatta. Dico questo perché la lavorazione di un romanzo autobiografico comporta un forte coinvolgimento emozionale per il narratore, la persona che racconta oralmente la sua storia che poi io scrivo e che è anche il protagonista del libro. Nel momento in cui deve valutare la copertina dimentica i parametri di scelta legati alla pubblicazione e quasi sempre invoca le ragioni dell’istinto e del cuore producendo una serie di proposte che, in qualche caso, mi limiterò a definire discutibili. Limmagine di copertina deve raccontare una storia che sappia attrarre il lettore così come il titolo deve riflettere appieno il senso del libro. La cover serve a stabilire una connessione con il lettore tanto forte da farlo incuriosire riguardo la storia. Lo scopo è chiaro: convincerlo a comprare. Per questo è importante rivolgersi a un grafico professionista, meglio se con esperienza nell’ambito del mondo editoriale. Il fai da te porta solo risultati disastrosi senza contare che talvolta producono cose orribili anche gli editori.

Tra le mie recenti esperienze in tema di cover ricordo la selezione fatta per La regola dell’eccesso: il grafico aveva preparato otto diverse copertine. Ci sono volute un paio di settimane vissute pericolosamente prima di arrivare alla scelta definitiva: il bambino dall’aria inquietante che emerge dall’acqua, perfetto per rappresentare lo spirito di Renato Tormenta. Per Tessa e basta è stato più facile: la copertina è ricavata da un dipinto creato apposta da Tessa Krevic, la narratrice, e poi adattato da un grafico professionista per la cover. Ambedue le scelte si sono rivelate felici e le cover hanno riscosso molto successo.

Ritornando a Steve St. Pierre e alle sue copertine di memoir immaginari, lui si ispira soprattutto al titolo, che viene prima della copertina. Ne vogliamo parlare? Nooo, proprio adesso sto lavorando insieme al mio attuale narratore alla scelta del titolo per il libro che ho finito di recente. Una faccenda durissima, ve lo assicuro, ma prima o poi ne usciremo.

_DSC9396 ritaglio web

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