Si dice, e si scrive, ghost writer ovvero scrittore fantasma o scrittore ombra, come preferite. Lo preciso perché da un po’ di tempo ne sto vedendo di tutti i colori. Infatti, è un continuo fiorire di ghost writer in tutte le possibili, e impossibili, variabili ortografiche impazzite. Ho visto perfino un annuncio a pagamento in cui si promuoveva un “gost writer”, qualcosa che non esiste e va perfino oltre il concetto di fantasma. È rimasto pubblicato così in rete per qualche giorno, esposto al pubblico ludibrio.  Mi domando spesso come potranno essere i testi prodotti da siffatte penne. Per certe pagine che ho avuto occasione di sbirciare, ho il sospetto che molti scrivano con i piedi. A parte la qualità della scrittura, occorre possedere diverse altre competenze per cimentarsi in questo lavoro senza fare danni. Parecchi, invece, tentano la strada del ghostwriting senza essere attrezzati in modo adeguato e anche senza farsi troppe domande. La filosofia è quella del “ci provo”, un classico dell’italian style.
Di recente c’è stato chi mi ha chiesto di organizzare un corso dedicato all’insegnamento del ghostwriting.  Sono rimasta sorpresa e incuriosita. Quello dello scrittore ombra è un mestiere che assorbe molto del mio tempo e a volte mi costringe a dei veri e propri tour de force. Per il momento non ho spazi da dedicare all’organizzazione di corsi e neppure per dare qualche “lezione privata”, come mi ha chiesto qualche altro.  Al massimo posso offrire qualche suggerimento sulla base della mia esperienza e magari tornerò a parlarne qui. Anzi, il primo consiglio è già pronto: se vuoi fare dello scrivere il tuo mestiere frequenta una buona scuola di scrittura. Per male che vada imparerai a leggere in modo consapevole. Scoprirai nuovi mondi tra le pagine dei libri.

Immagine dal web Magdalene Haras dos Lee – el diario

Share: