Mentre organizzavo il ghostwriting per Tessa e basta mi sono documentata sulla guerra dei Balcani leggendo diversi libri e vedendo alcuni film, tra questi cito Il segreto di Esma, Nella terra del sangue e del miele, Venuto al mondo. Di recente, invece, mi è capitato di vedere The Hunting party, un film del 2007 di Richard Shepard, con Richard Gere nel ruolo del protagonista. Si tratta di una commedia d’azione ispirata a una storia vera, quella del giornalista Scott Anderson che nell’estate del 2000 in Bosnia, arrivò molto vicino al luogo in cui si nascondeva Radovan Karadzic. Sia nella realtà sia nel film interpretato da Richard Gere, il reporter protagonista della vicenda viene scambiato per agente segreto alla caccia ai criminali di guerra. Il film è girato negli stessi luoghi in cui si sono svolti i fatti che vengono raccontati e mentre lo vedevo mi sono ritrovata di nuovo nell’atmosfera dei racconti di Tessa Krevic, ai tempi in cui lavoravamo insieme al libro.
Il conflitto dei Balcani è stato soggetto, tra l’altro, alla regia di molti criminali di guerra. In Tessa e basta, il libro in cui Tessa Krevic racconta la sua vita in Croazia durante il conflitto, a un certo suo padre viene imprigionato da uno di costoro. Tessa, allora una ragazzina, chiede alla madre di raccontarle l’accaduto. Cito dal libro:

«Dai, mamma. Vai avanti per favore.»
«Sto sbagliando a dirti queste cose. Di sicuro tuo padre non vorrebbe.»
«Mamma, adesso devo sapere. E poi ti fa bene sfogarti.» Le andai vicino e la abbracciai.
«Tuo padre sull’uscio ha incrociato… Non ti dirò il nome, questo no. Uno importante con i suoi scagnozzi. Ti deve bastare.»

A distanza di anni ancora certi nomi è meglio non farli, l’esperienza insegna a essere prudenti e la libertà, quella vera, resta una teoria. Del resto, la storia raccontata nel film cui si fa riferimento e la cronaca reale delle vicende legate alla guerra, raccontano di una realtà piena di chiaroscuri e ambiguità tanto che riguardo alla trasposizione cinematografica di cui Gere è protagonista, è stato detto “solo le cose più assurde sono vere”. Ciò è confermato dalla storia della latitanza di Radovan Karadzic, ex psichiatra, il leader serbo bosniaco accusato di crimini contro l’umanità e genocidio, arrestato dopo tredici anni di latitanza dalle autorità di Belgrado mentre lavorava come medico, sotto il falso nome di Dragan Dabic. Sembra che nessuno sapesse chi fosse in realtà.

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