Ho visto La pazza gioia di Virzì. Mi è piaciuto, mi ha commosso, mi ha fatto tornare indietro nel tempo. A quando scrivevo La regola dell’eccesso.
Il film propone il tema del disagio psichiatrico e ha come protagoniste due donne, le bravissime Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, una l’opposto dell’altra. Racconta di persone come noi (sì come noi, togliamoci il velo del pregiudizio), spesso intelligenze brillanti che soffrono più di noi perché la loro pelle, la pelle della loro anima, è più sottile della nostra e sono più esposte al mondo, alle emozioni, tanto positive quanto negative. Sono anche persone che vedono la realtà in cui siamo immersi, le cose grandi e piccole del nostro quotidiano, in modo differente dal nostro ma, secondo me, non meno vero.  I farmaci, le terapie aiutano a bilanciare la loro chimica imprecisa, alla ricerca di un equilibrio che li guidi in un percorso di cronicità.
Il film è una splendida commedia all’italiana con citazioni a Il sorpasso di Dino Risi e a Thelma e Louise di Ridley Scott. Propone un paese in cui i ricchi e i poveri vivono le contrapposizioni di sempre e le donne subiscono le prepotenze degli uomini. Siano essi i padri o gli amanti, tutti possono vantare dei diritti su di loro. È l’Italia di oggi, quella del film, in cui ben poco è cambiato rispetto al passato.
Vedere La pazza gioia mi ha riportato a quando stavo scrivendo La regola dell’eccesso. Renato Tormenta mi raccontava delle sue esperienze. Lui riviveva il suo ricovero in T.S.O., originato da problemi legati alle dipendenze, e io lo ascoltava trattenendo il fiato. Ricordo il suo tono, sempre monocorde, il timbro basso, gli occhi socchiusi. Le modalità in cui si era svolto il suo internamento sono state più rigide di quelle raccontate nel film. Bisogna tenere conto che sono passati diversi anni da quel fatto e poi ci sono le esigenze legate alla trasposizione cinematografica. L’idea della fuga, la voglia di essere fuori, dentro una vita normale che non riesci a raggiungere e  a fare tua, quella invece resta una costante nel film come nella realtà.

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