Non so se capiti a tutti coloro che scrivono per mestiere, scrittori o ghost writer che siano, di avere una percezione speciale riguardo a un passaggio o a un dettaglio del libro che stanno scrivendo. A me succede spesso che una scena particolare mi attraversi la mente come un lampo. Magari si tratta di un fotogramma brevissimo, tuttavia di grande significato per l’intero romanzo cui sto lavorando. In seguito potrò cambiare tante cose di quel libro, fare modifiche anche importanti, ma quel fotogramma resterà e, in un certo senso, rimarrà anche dentro di me come un tattoo indelebile, a ricordarmi il significato profondo di quella storia. Questo mi è accaduto anche mentre stavo portando a termine la fase preliminare all’inizio della scrittura de La bambina con il fucile. Il libro racconta la storia di Pratheepa, la bambina soldato tamil, una vicenda che ho ricostruito grazie ai racconti di Massimiliano Fanni Canelles, di Laura Boy e di altre persone attive in @uxilia. Proprio una  di loro, Federica Albini referente della giovane tamil durante la sua permanenza in Friuli, è stata la protagonista insieme a Pratheepa del fotogramma che per me rappresenta il tattuaggio che mi riporterà sempre a La bambina con il fucile. Federica è una personale solare, emozione pura, amore e attenzione per l’altro che traspaiono da ogni inflessione della voce, da ogni gesto, dalla luce che ha negli occhi quando ti parla di qualcuno cui vuole bene. Così l’ho interpretata a pelle fin dalla prima volta che l’ho incontrata, quando ha cominciato a raccontarmi di Pratheepa. Federica è una delle amiche di @uxilia che hanno accolto la giovane tamil al suo arrivo in Italia, l’hanno aiutata ad adattarsi a un mondo sconosciuto, l’hanno preparata e assistita durante le fasi legate all’intervento per il recupero del braccio, reso inservibile a causa di una ferita di guerra, e le sono state vicino anche in seguito, durante il periodo di riabilitazione, fino alla ripartenza.
Io ho incontrato Pratheepa, con lei ho avuto una conversazione via skype di cui vi racconterò un’altra volta, ma in realtà ho conosciuto l’ex bambina soldato soprattutto attraverso le parole di Federica. Questo libro, il personaggio di Pratheepa, sarebbero stati diversi se non avessi potuto raccogliere il suo lungo racconto. Da qui quel famoso fotogramma, un momento brevissimo e speciale che è nel libro e non anticipo, dedicato solo a loro due. Per me è la chiave del libro.

Federica, come è stato il tuo primo contatto con Pratheepa?
Difficile. Io mi rivolgevo a Pratheepa in inglese e lei conosceva solo il tamil. Tra noi passavano solo gli sguardi in cui esprimevamo le nostre diverse sensibilità. Era chiaro quanto fosse in difficoltà. Ricordo che nei primi giorni del suo arrivo ebbi qualche discussione con Max (ndr Massimiliano Fanni Canelles). Lui insisteva sulla necessità di gestire in modo adeguato Pratheepa, sottolineava di continuo i problemi connessi al recupero di una persona che aveva vissuto undici anni da soldato in guerra. Insomma, come sempre era molto pragmatico, poneva regole mentre io sentivo un grande affetto per questa donna-bambina completamente sola in un ambiente del tutto sconosciuto. Per questo rifuggivo dall’idea di imporle qualsiasi tipo di disciplina”.

All’inizio non potevate comunicare per via della lingua. Come hai imparato a conoscerla?
In ospedale ho aperto la valigia di Pratheepa, ricordo che era rossa con sopra scritto Theepa, il suo nome abbreviato. Sono rimasta strabiliata: tutto era perfetto, organizzato come neppure noi donne sappiamo fare, ma soltanto i militari. Dentro c’erano i suoi indumenti perfettamente divisi, intimo, magliette, jeans e poi i bellissimi abiti colorati lunghi che usano in Sri Lanka e che lei indossava come camicia da notte. Aveva una collana con un cuoricino d’oro, un regalo di compleanno cui era molto legata. Pratheepa era molto chiusa, ma io non mi sono persa d’animo. Per entrare in contatto con lei ho usato i giochi, i libri, anche la televisione che l’ha aiutata a imparare la nostra lingua. Ho allestito la sua stanza in ospedale con qualche pupazzo e un mappamondo per mostrarle dov’era lo Sri Lanka e dov’eravamo noi, in italia. Il cibo all’inizio era un problema, non le piaceva niente, poi si è adattata. Molte delle difficoltà iniziali erano da addebitare all’ansia e alla paura che provava. Ricordo che con lei ho condiviso nuove scoperte alimentari; seduta sul letto mi facevo spiegare come mangiare la papaya, un modo come un altro per comunicare.  Piano piano si è affidata a me”.

Ti ha raccontato di quando era in guerra?
Pratheepa non parlava di sé, di cosa avesse fatto al suo Paese. Quando è arrivata da noi era ancora convinta che la soluzione di ogni problema dovesse passare attraverso la guerra, un male necessario per un fine più grande. Del resto non sapeva cosa significasse vivere in pace, non ne aveva mai fatto l’esperienza. Poi un giorno mi sono accorta che aveva imparato a sorridere e non solo a me, ma anche ad altri che non conosceva. Stava acquistando fiducia ed era diventata più aperta. Se qualcuno si rivolgeva a lei, mi guardava e se io assentivo rispondeva con un sorriso di cortesia. Un segno di grande stima nei miei confronti. Però si limitava sempre a poche parole, ovunque si trovasse, dentro o fuori l’ospedale”.

Sei rimasta in contatto con Pratheepa?
Ci parliamo spesso con Skype ed è una delle mie più care amiche. Abbiamo condiviso momenti molto complessi e difficili. Pratheepa è entrata anche a far parte della mia famiglia, ha conquistato il cuore di tutti. A me ha insegnato che la vita non sta solo in un respiro, la senti più intensa soprattutto nei momenti in cui ti manca il fiato”.

Grazie, Federica, per il tuo impegno e la tua disponibilità.
Nella foto Federica Albini e Pratheepa.

separatori

Facciamo passaparola! Compera, leggi e regala La bambina con il fucile perché ogni copia venduta offre una speranza a un bambino in difficoltà. @uxilia ha scelto di farsi conoscere con un libro invece che con uno spot pubblicitario. La bambina con il fucile, letta, recensita, regalata è parte di una catena virtuosa che contribuisce a salvare i tanti bambini che vivono un conflitto, non hanno più una casa, magari neppure una famiglia o degli amici e non vanno scuola. Ai più sfortunati insegnano a fare la guerra, li costringono alla violenza e a farsi ammazzare.

#LeggiConIlCuore #LaBambinaConIlFucile. Condividi la campagna per la raccolta fondi attraverso il libro i cui proventi sono destinati a sostenere le attività di @uxilia. Acquistare questo libro, leggerlo, diffonderlo, vuol dire contribuire a salvare i #bambinisoldati #soldatiniperforza.

invito-social-con-logo
A Milano, in occasione di Bookcity 2016 ci sarà la presentazione ufficiale del libro prevista per SABATO 19 NOVEMBRE alle 15 presso la Sala delle Tre Colonne dell’Associazione Donna & Madre di Milano (Via Ascanio Sforza, 75)
Evento: #StorieVere: scrivere e leggere la realtà – presentazione del libro La bambina con il fucile
Partecipano Massimiliano Fanni Canelles, presidente di @uxilia onlus, Susanna De Ciechi, scrittrice e ghost writer e Davide Giacalone, giornalista e scrittore.

 

 

 

Share: