Per documentarmi su Pratheepa, la bambina soldato che insieme a Massimiliano Fanni Canelles è tra i protagonisti del libro La bambina con il fucile sono entrata in contatto con alcune persone del team di @uxilia che a suo tempo avevano avuto parte attiva nella storia, tra queste Laura Boy, vicepresidente di @uxilia. Per darvi un’idea di come l’occhio del ghost writer abbia colto Laura, che nel libro – come nella realtà della storia – ha un ruolo molto importante, sappiate che in qualche modo io l’accosto all’immagine di Samantha Cristoforetti. Sì proprio l’astronauta.  Laura Boy è una donna impegnata nel sociale, lavora con passione, è volitiva, coraggiosa, determinata negli obbiettivi che ha a cuore.  È una di quelle persone che non si tirano mai indietro, ha un gran gusto per l’avventura, è abituata a viaggiare sola in Paesi inospitali e a districarsi nelle situazioni più difficili. Insomma, un esemplare raro, ai giorni nostri. Proprio Laura si è occupata del trasferimento di Pratheepa dallo Sri Lanka in Italia.

Cove_La Bambina con il FucileLaura, all’inizio del 2011 sei volata in Sri Lanka per organizzare il viaggio di Pratheepa in Italia. Cosa sapevi di lei? Che impressione ti ha fatto?
Sono arrivata a Colombo nei giorni in cui era in corso una terribile alluvione. Di Pratheepa sapevo che era una ex bambina soldato rapita dalle Tigri tamil quando era ancora adolescente e obbligata a combattere, per non morire. Quando la vidi pensai che fosse più piccola di statura e più minuta di quanto avessi immaginato, poi incrociai i suoi occhi nerissimi, profondi, curiosi e impauriti. Pur non avendo parole in comune (Pratheepa allora parlava solo tamil) riuscimmo subito a stabilire un contatto.

Possiamo dire che tu hai conosciuta Pratheepa quando era ancora una bambina soldato o, quanto meno anche se la guerra era finita, lei ne conservava lo spirito e forse certe caratteristiche?
Conoscevo la sua storia impastata di dolore e sofferenze e il lungo calvario che aveva sopportato. Mentre la osservavo, mi domandavo come avesse potuta superare un’esperienza tanto devastante. Credo che proprio allora avesse iniziato a deporre le armi anche dentro se stessa. Sembrava indifesa e desiderosa di protezione, di un luogo sicuro dove non dover più assistere a certi orrori. Di certo lottava per superare i traumi che aveva incisi nell’anima, in più aveva evidenti segni fisici che continuavano a ricordarle il suo passato, impossibile da dimenticare.

Ti stai riferendo alla ferita al braccio?
Ricordo che all’inizio evitavo di guardare il suo braccio, per non imbarazzarla o, forse, per non imbarazzare me stessa. Poi, col tempo, ho imparato a parlarne con lei, a toccarla. Quel braccio era stato mutilato dalle stesse armi che anche lei era stata costretta a usare. Ma c’era anche altro. Pratheepa, come tutti i bambini soldato, aveva patito atroci sofferenze, subito torture, il suo corpo era, anzi è, segnato dalle cicatrici. In più la menomazione al braccio l’aveva portata a una condizione di emarginazione e di esclusione difficile da superare.

Sei stata sempre tu a riaccompagnarla in Sri Lanka, dopo l’intervento chirurgico fatto in Italia per il recupero della mobilità dell’arto?
Sì. Ho riportato a casa Pratheepa circa nove mesi dopo l’operazione, nel novembre del 2011. Allora lei aveva un sogno da tradurre in realtà, insieme a noi di @uxilia: aiutare le donne e i bambini che avevano sofferto come lei, a realizzare un destino diverso. La storia di questa ragazza, pur nella sua unicità, rappresenta il vissuto di dolore e sofferenza patito da centinaia di migliaia di bambini soldato in tutto il mondo. Avere incontrato Pratheepa o almeno conoscere attraverso le pagine del libro la sua drammatica esperienza, rende reali e tangibili le storie di “altri mondi” che ci sembrano lontani,  impossibili,  inaccettabili e ci impedisce di voltarci dall’altra parte, di ignorare che tutto ciò esista, per quanto assurdo possa sembrare. Pratheepa ha sofferto  privazioni e traumi che difficilmente sarà in grado di superare appieno, nonostante cerchi di mostrarsi sempre forte e di non tradire mai la sua vulnerabilità, soprattutto per proteggere i suoi cari. Il suo sogno è quello di poter assicurare a suo figlio un futuro diverso da quello che lei ha vissuto e di contribuire a rendere migliore le condizioni di vita di chi è più indifeso ed è ancora vittima di soprusi e violenze.   

Grazie, Laura. Mi hai aiutato molto nella ricostruzione della storia e ciò mi ha consentito di restare fedele ai fatti nel romanzo che ho scritto per @uxilia.

Facciamo passaparola! Compera, leggi e regala La bambina con il fucile perché ogni copia venduta offre una speranza a un bambino in difficoltà. @uxilia ha scelto di farsi conoscere con un libro invece che con uno spot pubblicitario. La bambina con il fucile, letta, recensita, regalata è parte di una catena virtuosa che contribuisce a salvare i tanti bambini che vivono un conflitto, non hanno più una casa, magari neppure una famiglia o degli amici e non vanno scuola. Ai più sfortunati insegnano a fare la guerra, li costringono alla violenza e a farsi ammazzare.

#LeggiConIlCuore #LaBambinaConIlFucile. Condividi la campagna per la raccolta fondi attraverso il libro i cui proventi sono destinati a sostenere le attività di @uxilia. Acquistare questo libro, leggerlo, diffonderlo, vuol dire contribuire a salvare i #bambinisoldati #soldatiniperforza.

invito-social-con-logoA Milano, in occasione di Bookcity 2016 ci sarà la presentazione ufficiale del libro prevista per SABATO 19 NOVEMBRE alle 15 presso la Sala delle Tre Colonne dell’Associazione Donna & Madre di Milano (Via Ascanio Sforza, 75)
Evento: #StorieVere: scrivere e leggere la realtà – presentazione del libro La bambina con il fucile
Partecipano Massimiliano Fanni Canelles, presidente di @uxilia onlus, Susanna De Ciechi, scrittrice e ghost writer e Davide Giacalone, giornalista e scrittore.

 

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