Un fischio lungo e due corti attraversano come una pallottola l’aria gelida. Io e Tina ci giriamo in sincrono. Carla e Tosca stanno avanzando a passi accelerati sul vialetto, nel parco finora deserto. Adesso siamo in quattro: due donne, una matura (io che non mollo mai) e l’altra anziana, e due cagnette, una vecchiotta e una cucciola, la mia Tina.
«Come sono andate le feste?» bofonchia Carla, un berretto di lana azzurro avio da cui spuntano ciuffi grigi e stopposi, grandi occhiali da sole e, nel controsole, qualche pelo a mo’ di rada barbetta.
«Solito. Bene» glisso e devio. «Piuttosto, raccontami di te.» Non mi piacciono le feste e neppure parlarne. Intanto Tina cerca invano di attirare l’attenzione di Tosca. La vecchia retriver sta in piedi per miracolo e l’andatura da podista cui l’ha obbligata la sua padrona, sia pure per una manciata di metri, le ha fatto venire il fiatone. Insomma, adesso la passeggiata mattutina prosegue a passo di lumaca.
«Sapessi! Ho passato Natale con mio marito e mia suocera e lei.» Muove in alto la mano infilata in una muffola di pile bordeaux e scuote il guinzaglio. «C’era anche la badante, quella nuova. Una turca che ha la famiglia in Bulgaria. Ci ha salvato il pranzo, anche il Natale, anche se…» Adesso tace, non prosegue. Non la sopporto quando fa la misteriosa. Pretende, esige che agli altri freghi qualcosa dei fatti suoi, di solito poco interessanti.
Dai, mi dico, sii buona. «Ah, sì?» esalo mentre tiro la pallina a Tina. Lei saltella sull’erba ghiacciata, raggiunge la palla, ma non la prende; s’inchina con il sedere per aria, zampe anteriori flesse, la classica posa che dice: “Giochi con me?”. Tosca però non si schioda dal fianco della sua padrona, non ce la fa’. Del resto deve avere una quindicina d’anni, forse ha appena trascorso il suo ultimo Natale. Sento una grande riconoscenza per Tina che misura il suo tempo ancora in mesi. Se avremo fortuna, staremo insieme per un sacco di anni. E se toccasse a me lasciarla? Una eventualità che dovrei mettere in conto alla mia età.
«… e quando ha detto che al suo Paese non ci sono vecchi così tanto vecchi come da noi, capirai! Mia suocera c’è rimasta male, l’ha guardata storto. Insomma, proprio una frase infelice e per giunta durante il pranzo di Natale. Abbiamo avuto un momento di grande imbarazzo. Capisci?»
«A che età muoiono i turchi in Bulgaria?» Questo è un dato interessante, mi potrebbe tornare utile per qualcuna delle storie che scrivo. Magari quest’anno il mio lavoro di ghostwriter mi farà incontrare un turco o un bulgaro, chissà!
«Pare che se ne vadano intorno ai settanta al massimo. Mia suocera ne ha novantatre. Capisci?» risponde la Carla, asciungandosi un goccia sotto il naso con la muffola bordeaux.
«E già, non è stata molto delicata» sorrido. Carla mi aveva confidato di essere prossima a compierne sessantanove. «E tu cosa hai detto? Come hai rimediato?»
«Le ho chiesto la ricetta delle uova.»
Tiro un sospiro e mi fermo. «Dimmi delle uova.» Sono rassegnata.
«La turca ha preparato alcuni piatti, molto buoni devo dire. Ecco, c’erano queste uova, anche belle da vedersi.»
«Una ricetta turca, immagino.»
«Non so. Non gliel’ho chiesto. Però mi sono fatta spiegare…»
Parlare con la Carla è quasi sempre una perdita di tempo, però la ricetta l’ho provata e devo dire che le “Uova alle nocciole della badante” sono davvero buone. Ve la propongo e ve la consiglio. Per la dieta c’è sempre tempo.

Uova alle nocciole della badante
Preparate delle uova sode, il numero dipende da voi. Una volta pronte levate i tuorli, rompeteli e mescolateli con della maionese, poi aggiungete al composto dell’aglio spremuto (fatelo, non arricciate il naso, l’aglio è buono e fa bene e qui sposa gli altri ingredienti alla grande). Riempite le mezze uova con il composto e sistematele in un ciotola carina dai bordi bassi. per finire spolverate il tutto con la granella di nocciole. Abbondate. Lasciate riposare in frigorifero per qualche ora prima di servire. In tavola si presentano bene, belle oltre che buone.
Fatemi sapere.

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