Ho letto solo ora il mio primo Richard Ford, avrei dovuto cominciare prima, ma con certi autori va così. Adesso che l’ho scoperto ho intenzione di conoscerlo meglio. Infiniti peccati è una raccolta di dieci bellissimi racconti che narrano in modo intenso e profondo dei rapporti tra sposi maturi e tra  giovani coppie, tra amanti in relazioni di lunga data e occasionali, tra genitori e figli e non trascura neppure il confronto con gli animali domestici. Lo sguardo dell’autore è tanto onesto e disincantato da risultare corrosivo, mette a nudo la falsità, l’indifferenza al tradimento, come la sciocca superficialità di certe decisioni che in un momento spezzano irrimediabilmente legami importanti, distruggono aspettative. E non importa se la delusione, il distacco, diverranno evidenti o resteranno celati nell’animo di chi lo subisce o lo decide; quella che descrive Ford, al di là della trama di ogni racconto, è la mediocrità che costringe tutti nella gabbia di una solitudine senza speranza.

L’incipit: Cucciolo
All’inizio della primavera scorsa qualcuno lasciò un cucciolo oltre il cancello posteriore della nostra casa, e non venne più a riprenderlo. Accadde in un momento in cui io andavo e venivo da St. Louis ogni settimana, e mia moglie era impegnatissima nella maratona per l’Aids, che a New Orleans si svolge, abbastanza ironicamente, quasi in coincidenza con la dichiarazione dei redditi, e che in genere è occasione di molti spiacevoli contrasti, che inevitabilmente si risolvono, è ovvio, con l’altruismo e la buona volontà. Se comincio così questa storia è solo per dire che la nostra casa spesso è vuota per gran parte del giorno, il che ha permesso a chi ha lasciato il cucciolo di farlo. Abitiamo in un angolo del raffinato centro storico. La nostra casa è grande e antica e attira l’attenzione – è una tipica casa del Quartiere francese – e il cancello del giardino è distante dalla porta di servizio, da cui la visuale è bloccata da una fitta siepe di ligustri. Deporre un cucciolo oltre il cancello di ferro e filare via senza farsi notare non sarebbe difficile, e immagino non lo sia stato“.

Alcune righe da Richiami
Un giorno, nei primi anni settanta, vidi mio padre in una foto… La vista di quella foto mi ricordò che nei giorni successivi a quello in cui mio padre mi aveva portato nella palude, quando le cose non erano andate proprio a gonfie vele,, io avevo pregato:  una delle poche volte che pregai, ma anche l’ultima in vita mia. E pregai con grande fervore, per un po’ e malgrado tutto, che mio padre tornasse con noi e che la nostra vita riprendesse come prima. E poi pregai che morisse, e che morisse in un modo che io non venissi mai a sapere, e che il suo ricordo cessasse di essere un ricordo, e che tutto si cancellasse. Mia madre morì, non molto tempo dopo, di una morte inutile e meschina, e parecchie persone, compreso me, diedero la colpa a lui. Col tempo, mio padre riprese ad andare e venire da New Orleans, proprio come se io e lui non ci fossimo mai conosciuti“.

Infiniti peccati di Richard Ford – Traduzione di Vincenzo Mantovani
pag.270 –  2002, Feltrinelli

 

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