Devo scrivere una storia che abbia un lieto fine inaspettato. Anche se sono una ghost writer e ho la fortuna di non soffrire quasi mai del blocco dello scrittore, di questi tempi fatico a trovare la giusta ispirazione per un finale positivo. Per trovare lo spunto lascio andare a briglia sciolta la fantasia e immagino situazioni in apparenza incoerenti tra loro. Prima o poi spunterà fuori un’idea, magari anche un po’ scema, che potrebbe essere il ponte che mi conduce di là dal guado. Intanto ascolto La Rhapsody in Blue di Gershwin e mi viene in mente Manhattan, il famoso film di Woody Allen; ricordate l’elenco delle cose per cui vale la pena vivere che Isaac Davis, interpretato da Allen, faceva nel film? Ebbene, ora provo a farne uno anch’io, in chiave ottimista, e sono certa che nella lista ci sarà quella cosa speciale che mi aiuterà a trovare l’idea per un racconto con un lieto fine inaspettato. Ragionamento contorto, vero? Che altro ci si può aspettare da uno scrittore fantasma?

Di sicuro vale la pena vivere per i libri, la scrittura e per i cani, compagni di vita insostituibili e… beh, anche per il gelato di cui ho un ricordo meraviglioso, infatti, sono sei mesi che non ne assaggio. Tutte le vecchie pellicole in bianco e nero, la voce di Nina Simone, qualsiasi film in cui abbia recitato Paul Newman (capitemi, ho un’età), la pasta integrale e Sorgo rosso di Mo Yan… e naturalmente le lenti a contatto che permettono di condurre una vita quasi normale e poi… i dipinti di Marc Chagall e certe notti d’estate, vissute in montagna con la luna che si allunga sul lago, e gli amici veri, davvero pochi, qualcuno già assente, ognuno a modo proprio. E il prossimo incontro che farò… una persona che è già dietro l’angolo e ancora non sa che mi racconterò una storia, una di quelle che mi piace scrivere. E la speranza, sì, la speranza è quella cosa per cui più di tutto vale la pena vivere, o meglio, se la perdi vivere non ha proprio più senso.

Questo è l’elenco delle cose per cui vale la pena vivere, citato in Manhattan, il famoso film di Woody Allen, 1979:
“Idea per un racconto sulla gente a Manhattan che si crea costantemente dei problemi veramente inutili e nevrotici perché questo le impedisce di occuparsi dei più insolubili e terrificanti problemi universali. Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me… io direi… il buon vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, e Joe DiMaggio e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l’incisione Potato Head Blues… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy… il viso di Tracy…” Isaac Davis (Woody Allen)

 

 

 

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