Ogni tanto mentre scrivo o penso a un progetto di scrittura, mi vengono in mente i famosissimi otto minuti di piano-sequenza di Professione Reporter, uno dei film più famosi di Michelangelo Antonioni. L’ho visto più o meno appena era uscito, quindi nel 1975; ricordo che al cinema eravamo in una nutrita combriccola di ragazzi, tutti intorno ai vent’anni o poco più e la scelta di vedere questo film era stata molto combattuta. All’uscita la maggior parte si era lamentata, il film non era piaciuto: troppo lento, rarefatto nelle azioni, una storia inconcludente. Io, invece, ne ero rimasta affascinata e proprio la scena finale era tra quelle che mi avevano più coinvolto. Allora non potevo immaginare che, a un certo punto della mia vita, avrei fatto della scrittura il mio mestiere come ghost writer, però avevo pensato che sarebbe stato bello riuscire a descrivere con le parole, lo sguardo del regista sulla storia, risolto con quel lungo passaggio. Ogni tanto ci ripenso, anche quando leggo qualche autore tra quelli che reputo speciali, ma la perfezione di quegli otto minuti è forse qualcosa di inarrivabile.
Ora, per i fortunati di Milano, c’è l’occasione di fare una scorpacciata di Antonioni. Dal 5 al 13 giugno 2017 presso Cinema Spazio Oberdan Milano, Fondazione Cineteca Italiana propone, in occasione dei dieci anni dalla scomparsa (30 luglio 2007) un omaggio al Maestro, uno dei massimi registi di ogni tempo e fra gli inventori della modernità cinematografica. In programma cinque lungometraggi (Il deserto rosso, Professione Reporter, Zabriskie Point, Identificazione di una donna, Al di là delle nuvole), e due documentari a lui strettamente legati, Blow Up di Blow Up (in anteprima per la città di Milano), in cui la regista Valentina De Agostinis ricostruisce la lavorazione del capolavoro omonimo del 1966;  Acqua e zucchero – Carlo Di Palma, i colori della vita ritratto del grande direttore della fotografia che fu sul set con Antonioni per più film.
Realizzato nel 2016 per i cinquant’anni dall’uscita del film-capolavoro di Michelangelo Antonioni Blow Up, Blow up di Blow up ricostruisce attraverso alcuni testimoni il percorso del regista nella Londra del 1966, durante la lavorazione del film. Parlano, tra gli altri, il suo ex assistente ai dialoghi Piers Haggard; il fotografo David Montgomery, nel cui studio Antonioni si recò per osservare da vicino le tecniche della fotografia di moda; la modella Jill Kennington, che prese parte a una delle più famose sequenze del film. Preziosa la testimonianza dell’amica di allora, la regista e sceneggiatrice Clare Peploe, che racconta per la prima volta come avvenne l’incontro tra il regista e David Hemmings. Dell’attore, allora quasi sconosciuto, è stato ritrovato un raro e inedito filmato in cui compare nelle vesti del giovane Dylan Thomas, il ruolo in cui lo conobbe Antonioni in un piccolo teatro londinese. Dettagli preziosi sulla Londra di allora arrivano anche da alcuni protagonisti della controcultura dei Sixties, come lo scrittore Barry Miles, fondatore della galleria-libreria “Indica” e del giornale underground «International Times». Simon Napier-Bell, l’ex manager degli Yardbirds, il gruppo rock che compare nel film, confessa in un esilarante racconto come riuscì a convincere Antonioni a scegliere la sua band a scapito degli Who. Il documentario rivisita inoltre le principali location di Blow up, tra cui lo studio in cui furono girate le scene con Veruschka e il gruppo delle modelle, ma soprattutto il parco dove si svolgono le celebri sequenze fotografiche con David Hemmings e Vanessa Redgrave e la partita a tennis finale. Scene che rivivono grazie alle bellissime foto di scena del Fondo Antonioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.
Acqua e zucchero Carlo Di Palma, i colori della vita, è un film dedicato a uno dei più grandi direttori della fotografia e artisti/artigiani del nostro cinema, Carlo Di Palma, e ancora un piccolo, grande atlante del cinema mondiale. Perché con i 100 film cui ha partecipato Di Palma ha dato sguardo, pittura, sensibilità a pietre miliari della storia di quest’arte. Così il documentario ci riporta davanti a decine di capolavori, uniti dal filo rosso dello sguardo di un uomo grazie a una ricchezza di brani d’archivio davvero rara e alle testimonianze eccellenti di maestri come, fra gli altri, Wim Wenders Woody Allen Nikita Mikhalkov Ken Loach, Gilles Volker Schlöndorff Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo. Di Palma iniziò giovanissimo sul set del primo film neorealista, Ossessione di Visconti, e poi del film manifesto del movimento, Roma città aperta. Sempre con Rossellini lavorò in Paisà, e con De Sica in Sciuscià e Ladri di biciclette. Fu poi sul set di quello definito dal grande critico Noël Burch il primo film moderno, Cronaca di un amore di Antonioni, e con il maestro ferrarese darà colori e immagine ai primi capolavori del postmoderno: Deserto rosso e Blow up. Firmerà in seguito opere memorabili quali Divorzio all’italiana di Germi, L’armata Brancaleone e La ragazza con la pistola di Monicelli, L’assassino di Petri, La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci. Ricordiamo infine il lungo sodalizio di De Palma con Woody Allen per gli indimenticabili Hannah e le sue sorelle, Radio Days, Settembre, Misterioso omicidio a Manhattan, Alice

Nella foto Carlo Di Palma e Michelangelo Antonioni

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