Con orecchio distratto, ma non troppo, ascolto l’ennesima discussione alla radio: il chiacchiericcio sui fatti accaduti a Torino durante la finale di Champions. C’è una sola domanda che mi viene alla mente: pare che il caos sia iniziato con lo scoppio di un petardo seguito dall’urlo di qualcuno che allarmava la folla al grido di “Un attentato!”. Quanta imbecillità c’è nella testa dei soggetti che hanno innescato la miccia di questo ennesimo disastro? Chi sono? Cosa sanno della vita? E quelli che, giornalisti e intrattenitori deputati all’informazione, nelle ore e nei giorni seguenti ai fatti si sono soffermati sui contenuti calcistici dell’incontro perché “il calcio viene prima di tutto”? Quanto è etico continuare a trasmettere le notizie relative al dramma della piazza, di un bambino in prognosi riservata, insieme ai commenti sulla disfatta della Juve? La stessa domanda vale per un numero infinito di situazioni. Capisco che certi principi, l’etica è tra questi, siano estranei alla società dei giorni nostri; temo sia troppo tardi per tornare a un linguaggio di buon senso comune, ma in giornate come queste, mentre continua ad arrivarmi il gracidio inutile della radio, non posso fare a meno di sentirmi scoraggiata.
Più di quarant’anni fa, Pasolini aveva già capito ogni cosa.
“Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale“. Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari
Immagine dal web
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