Nel mio lavoro di ghostwriter  mi capita di scrivere di vicende che incrociano la Storia con la S maiuscola; un esempio tra questi è rappresentato da Tessa e basta, il libro che racconta la storia di Tessa Krevic, una donna che ha voluto ripercorrere la sua storia di adolescente cresciuta al tempo della guerra dei Balcani, mettendo la sua testimonianza a disposizione dei giovani; un gesto importante e generoso. Al contrario, c’è chi lavora alla cancellazione della memoria storica di fatti terribili negando alle nuove generazioni il diritto alla conoscenza di ciò che è avvenuto nei territori della ex Jugoslavia intorno alla metà degli anni Novanta. Ciò  avviene nella Repubblica di Srpska, una delle due entità legali e costituzionali della Bosnia Herzegovina, insieme alla Federazione di Bosnia ed Herzegovina, una sorta di enclave serba in terra bosniaca dove, attraverso la manipolazione deI contenuti riportati sui libri di testo, forse le nuove generazioni saranno costrette a crescere nell’ignoranza di un parte drammatica della storia della loro terra. La notizia, ampiamente diffusa dalla stampa, qui il link l’HuffingtonPost, è recente: il presidente Milorad Dodik ha messo al bando i libri di testo editi dalla Federazione Bosniaca, inoltre dovranno sparire dai libri già in uso nelle scuole, le notizie sull’assedio di Sarajevo e sul genocidio di Srebrenica. Ne consegue che gli oltre ottomila bosniaci musulmani uccisi a Srebrenica nel 1995, come confermato da due tribunali internazionali per crimini di guerra, e le undicimila vittime dell’assedio di Sarajevo, durato quattro anni, saranno morti senza lasciare traccia. Secondo quanto detto da Jonathan Moore, portavoce dell’OSCE, la scuola in Bosnia è altamente politicizzata e punta a far sì che ogni bambino venga  istruito secondo la propria appartenenza nazionale, separando così la popolazione fin dal momento della nascita, su base etnica;  da qui consegue lo  studio diversificato, per lingua e contenuti, di materie come la storia e la religione.
Il danno che deriva dalla ipotetica cancellazione della memoria collettiva è enorme. Essa non è rappresentata solo da un’insieme di documenti storici, prove, testimonianze, è qualcosa di molto più grande. Compone un’idea, una  forma di coscienza sociale che nasce dalla interpretazione delle prove tangibili, dalle dichiarazioni testimoniali, dalle tracce effettive lasciate da certi accadimenti, tali da non lasciare spazio esclusivamente a una lettura univoca.
Noi siamo la nostra memoria, senza di essa non possiamo capire il presente e guarderemo al futuro attraverso il filtro delle menzogne.

 Immagine dal web.

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