A settembre ricomincio con la vita di città e mi viene naturale fare un bilancio dell’estate. Ho lavorato tutto agosto, seppure con un ritmo più rilassato ho letto, scritto, progettato, partecipato a riunioni… Insomma, ho rispettato la normale routine delle mie finte vacanze da scrittore fantasma come ogni anno, tuttavia non mi lamento. Mi piace così. Quello che proprio non mi è piaciuto è altro. Da anni passo il periodo estivo in Valle d’Intelvi, da anni osservo il decadimento di quest’area dove, un tempo, erano in tanti a venire in vacanza. Purtroppo le località più note, da Lanzo d’Intelvi a San Fedele d’Intelvi ma il discorso vale in generale, hanno perso smalto, infatti è impossibile non notare l’aspetto trasandato e sporco di certi paesi, il deterioramento di alcune delle belle passeggiate presenti in zona, la mancanza di un programma di eventi degno di questo nome. Se invece si preferisce stare in casa a sfornare torte, subito si scopre che qui è difficile perfino fare la spesa. I negozi chiusi sono parecchi, in compenso gli esercizi aperti spesso non sono all’altezza del compito. Un esempio per tutti lo danno certi empori che si definiscono supermercati.  Mettono in mostra scaffali sguarniti perfino a ferragosto, il disordine è massimo e anche la pulizia lascia a desiderare. Quelli che vengono da fuori, come me, hanno capito l’antifona e portano con sé grandi scorte dalla città. Non esistono molte alternative: c’è “il super” con i corridoi quasi più stretti della misura del carrello e l’altro usato dai titolari come parco giochi per i nipotini, liberi di scorrazzare ovunque tra cibi e bevande. Sarà anche normale, ma a molti non piace.
Sia chiaro, non intendo generalizzare; conosco tante persone in gamba, capaci, che gestiscono esercizi di ottima e meritata fama, tanto che i turisti salgono dal lago per visitarli. Tengono il punto alcuni ristoranti e certi rifugi, le malghe che offrono prodotti d’eccellenza, pochissimi hotel e B&B, ma sono molti quelli di cui è possibile ammirare solo i segni di un antico splendore. Ho raccolto diverse lamentele che fanno il paio con le mie sia da residenti sia da persone che soggiornano qui per brevi periodi. So anche che nella zona abitano persone con delle idee utili a favorire il rilancio del turismo e una migliore qualità della vita per tutti, nel rispetto del territorio. Forse è il momento che si facciano avanti per tentare di cambiare le cose, oppure sarà troppo tardi.
Amo questa bellissima valle e mi addolora vedere come, anno dopo anno, si stia svuotando di persone e contenuti. Non è colpa della crisi, o almeno non solo. Il danno in parte è dovuto alla sciatteria e all’incapacità di alcuni di quelli che ci lavorano; forse sono proprio loro i primi a essersi disamorati dei loro Paesi e anche per questo i giovani se ne vanno. Sappiano costoro che, agli occhi di chi è di passaggio, le difficoltà di questi luoghi risultano evidenti: non c’è un’offerta turistica degna di questo nome e, forse, sono diventati posti difficili da vivere anche per chi ci risiede. Prendo atto che ciò che accade qui è il riflesso di un’Italia che si è arresa senza combattere, in mano a una politica che guarda sempre altrove. Però non dobbiamo mai dimenticare che chi ci rappresenta, ci rispecchia, quindi le responsabilità sono collettive.
Ci sarà qualcuno tanto coraggioso da tentare di cambiare le sorti di un destino che sembra segnato? Non so. Faremo il punto la prossima estate.

Nell’immagine una veduta del lago di Como, foto scattata da Casasco d’Intelvi, a circa mille metri. Tutta la Valle d’Intelvi offre l’occasione di panorami unici.

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