Quando si parla di biografie la mia attenzione si risveglia all’istante. Del resto, il vizio di curiosare nelle vite degli altri nel mio caso si potrebbe perfino definire una virtù, visto che sono una ghostwriter e scrivo spesso romanzi autobiografici. Dunque non potevo mancare ad Apriti Cielo! per la la presentazione del libro che contiene il carteggio di Anna Maria Ortese a Franz Haas, un’occasione per ricordare la grandissima scrittrice il cui valore non è stato ancora riconosciuto nella dovuta misura. Il libro, titolo Possibilmente il più innocente Lettere a Franz Haas (1990-98) a cura di Franz Haas e Francesco Rognoni, è stato presentato dagli stessi curatori. Franz Haas, studioso di letteratura tedesca, ha ripercorso la storia di Anna Maria Ortese, donna e scrittrice, e del loro speciale incontro. La sua narrazione è stata ricca di aneddoti personali, vivace e coinvolgente anche per chi, tra il pubblico, ancora non avesse sperimentato la lettura di un libro di questa autrice.  E così  ho scoperto come Franz Haas, per un caso, abbia avuto l’occasione di proporsi in qualità di fotografo alla scrittrice, già anziana, e come la consegna delle foto sia stata l’occasione in cui Haas ha potuto esprimerle la sua grande ammirazione per Il porto di Toledo, forse il romanzo più sfortunato della Ortese, autrice che in realtà non ha mai ottenuto il successo che avrebbe meritato, nonostante si sia aggiudicata il Premio Strega nel 1967. In un articolo del 2009 su Letteratudine, di cui consiglio la lettura (lo trovate qui)Franz Haas scriveva: “Nel 1993 tornano i miracoli a Milano: dopo il clamoroso insuccesso del romanzo “Il porto di Toledo” nel 1975, il nuovo romanzo di Anna Maria Ortese è più fortunato, e per più ragioni. Primo, perché “Il cardillo addolorato” è la summa di tutta l’opera dell’autrice; ibrido stupefacente, spiritoso e malinconico ad un tempo; libro dell’età matura ma pieno di virtuosismi giocosi. Secondo, perché esce presso la nobile casa Adelphi, il che conta molto in una società devota alle etichette. Terzo, perché i buttafuori della critica non vigilano più con tanta severità sulle mode postmoderne”. Il carattere difficile della Ortese, definito da Francesco Rognoni come una gabbia, ma anche la sua libertà d’espressione, ne hanno determinato il limitato successo?
Francesco Rognoni, studioso di letteratura inglese e angloamericana, ha curato insieme ad Haas la pubblicazione delle Lettere della Ortese e nel corso dell’incontro ha illustrato l’ambito letterario in cui si muoveva la scrittrice, certo non facile, fino all’approdo a una casa editrice, l’Adelphi, che ne ha raccolto l’opera e ha accompagnato la Ortese al termine del suo percorso di scrittura, terminato alla sua morte. Per una serie di circostanze Rognoni non ha mai incontrato la Ortese di persona e tuttavia l’ha conosciuta attraverso i suoi libri; di lei scrive nella prefazione: “Forse anche la sua ostinata fedeltà al Porto di Toledo – «Un solo libro ho scritto» – ha qualcosa di ‘trascendentalista’, senza dubbio di ‘protestante’ nel bene e nel male («Questo è il mio vero ‘male’, è questo il motivo per cui ho finito d’isolarmi», scriveva nella prima lettera a Haas: «per non accettare che l’estraneità mi era stata data, per affermare che l’avevo voluta io»… the Soul selects her own Society!. Ci fosse stato tempo per l’incontro a tre che Franz aveva proposto, e anche l’Ortese si augurava – l’ho scoperto con commozione solo leggendo il carteggio – di Toledo avrei potuto dire ben poco. Non l’avevo letto, allora, a a farlo in fretta e furia me lo sarei solo guastato. In realtà, l’ho letto solo quest’estate  (…) e ne sono ancora frastornato, irritato e incantato“.
Dopo avere conosciuto meglio questa autrice e la sua storia attraverso le parole di Haas e Rognoni, mi domando quanto abbia pesato per la Ortese il suo essere donna e resto con una domanda in sospeso: se fosse stata uno scrittore, anziché una scrittrice, avrebbe incontrato meno ostacoli nel suo percorso?

La presentazione, nata su invito di Serafina Tarantini, è stata arricchita dalla lettura dell’attrice Francesca Contini di alcune lettere della scrittrice e di brani da Il porto di Toledo oltre che dalla proiezione di una galleria di foto tratte dal suo spettacolo “Studio per una scomparsa” di progetto  A.M.O.

Anna Maria Ortese Possibilmente il più innocente Lettere a Franz Haas (1990-98)
a cura di Franz Haas e Francesco Rognoni
Introduzione di Francesco Rognoni – Ed. Sedizioni marzo 2016

Nella foto da sx a dx Francesca Contini, Francesco Rognoni e Franz Haas.

 

 

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