Ne L’altra Eszter Magda Szabó ci conduce nel mondo interiore di Eszter, donna inquieta che mai è riuscita a superare le conseguenze di quanto patito in un’infanzia e un’adolescenza terribili, con sullo sfondo la guerra in Ungheria e la vita in un regime totalitario; è per questo che la protagonista vive nutrendonsi soprattutto del rancore verso Angéla con cui da piccola ha condiviso molte esperienze. Eszter si racconta l’indomani della morte di Lorinc, il suo amore, e mette in scena un lungo toccante monologo in cui si mostra senza pelle per la prima volta e solo a se stessa poiché a lui in realtà non si è mai svelata. Eccessiva, sfrenata, pronta a seguire ogni impulso e capriccio, generosa con chi vuole e capace di gesti miserabili, Eszter non conosce la ragione della maturità e anzi, proprio il successo e il benessere ottenuti con la professione di attrice la portano ancor più fuori controllo e lei, anima torturata, sembra soffrire dell’eccessiva libertà dei bambini cui nessuno pone delle regole. Tuttavia il raccontarsi l’aiuta a gettare la maschera e a comprendere come l’odio per Angéla, che ha sempre rappresentato tutto quello che Eszter non è mai stata, abbia condizionato la sua vita, il suo modo di rapportarsi agli altri, anche a Lorinc suo unico amore, costringendola a una sofferenza senza fine. C’è tantissimo da scoprire in questo libro, ancora una volta la Szabó dipinge il ritratto di una donna dura come la pietra e fragile come un vetro che tuttavia è quasi impossibile incrinare. Il romanzo è centrato sul racconto che la protagonista fa di sè, senza alcuna divagazione o cedimento; la trama è un elemento secondario nel monologo di Eszter che tiene inchiodato il lettore e lascia il rimpianto, alla fine, di dover abbandonare l’attrice che ormai interpreta solo se stessa. Che ne sarà stato di Eszter, dopo che si è riconosciuta?

La citazione:
Io non volevo vederti mai più, non volevo parlarti, ma ogni angolo della camera dov’ero rientrata rivelava l’impronta delle tue mani:  eri sui libri che mi avevi spedito, sul pentolino da bambole che mi avevi comprato pieno di lamponi durante la villeggiatura estiva in riva al lago, sulla mensola sopra il mio letto, sul cane variopinto che avevi voluto acquistare a tutti i costi perché brutto com’era s’intristiva a restare nel negozio e mi avrebbe ovviamente tenuto compagnia, facendomi sentire meno sola in casa. Guardai il cagnolino colorato, pensai al cappotto in groppa al cavallo, alla Scherzo di Chopin, a te; non avevo buttato via né regalato nulla. Ti odiai come si odiano gli impostori, ma sapevo di non poterti più dimenticare“.

L’altra Eszter di Magda Szabó
pp. 266 – Einaudi, 2017
Traduzione di Bruno Ventavoli

La quarta.
È un lungo sfogo crudele e astioso, quello con cui Eszter, fra le piú affermate attrici teatrali nell’Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lőrinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda; perché pur di origini aristocratiche la sua famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a questa condizione; perché la sua compagna di scuola è Angéla Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è e di tutto ciò che non può avere. È su Angéla che si concentrano l’odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili. Straordinario quadro clinico di una gelosia incurabile, L’altra Eszter anticipa tutti i temi che faranno di Magda Szabó una delle grandi scrittrici europee contemporanee.

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