A proposito di moda, cos’è il buon gusto? Ai giorni nostri è di moda? La domanda nasce da un articolo de Il post che tenta di spiegare, come dice il titolo, “Come le prostitute influenzano la moda” e racconta l’evoluzione nel tempo della tendenza per cui «La moda in generale saccheggia sempre dallo streetwear [cioè il modo di vestirsi della strada], e non c’è niente di più streetwear delle prostitute», cito Tom Fitzgerald, blogger. Senza entrare nel merito perché usciremmo dal tema, mi pare improprio associare il modo di vestirsi preso dalla strada a quello delle prostitute; come tutte le generalizzazioni lascia il tempo che trova. Tuttavia mi incuriosisce capire quanto conti oggi il metro del buon gusto nelle scelte che riguardano l’abbigliamento, il modo in cui ci presentiamo agli altri. A volte mi pare che il gusto sia un parametro sempre meno utilizzato sia da chi la moda la crea, gli stilisti, sia da chi ne fruisce, in qualche modo noi tutti. Premetto che ora sono assai poco interessata a seguire le tendenze imposte dalle firme; i miei criteri di scelta si basano sulla comodità e la confortevolezza, colori e fantasie devono essere in linea con il mio modo di essere, il mio umore, e il rapporto qualità-prezzo di ciò che compero deve essere coerente con le mie tasche, ma anche ragionevole in relazione al valore che attribuisco a questo genere di merci. C’è stata un’epoca in cui sceglievo abiti e accessori divertendomi, poi ho smesso di calibrare i miei acquisti su ciò che era di moda, li ho perfino diradati. Del resto sono una ghostwriter e in teoria dovrebbe bastarmi un lenzuolo. Da una parte questo atteggiamento deriva dall’età, si matura e cambiano i gusti e gli interessi, dall’altra credo che la moda abbia tirato troppo la corda e ora proponga o cose molte belle e inavvicinabili per i più, o cose veramente orribili. Certo c’è una via di mezzo, ciascuno può scegliere e qui veniamo al discrimine del buon gusto. Senza scomodare David Hume che, nel suo trattato di filosofia estetica Della Regola del Gusto, afferma che “il Bello è negli occhi di chi lo contempla”, possiamo tentare di definire il buon gusto come l’assenza di eccesso, la capacità di scegliere come presentarci in qualsiasi circostanza mantenendo la nostra speciale identità senza forzature. Il saperci comportare, in cui rientra anche la scelta di vestiti adeguati per ogni occasione, è qualcosa che ci distingue in positivo molto più di un abbigliamento eccentrico o improprio. Alcuni sostengono che il buon gusto sia una dote innata, io sono dell’idea che si possa insegnare, e di conseguenza imparare, così come la buona educazione, però sono pochi quelli cui interessa la materia, è evidente. Qualche volta la mattina presto, quando porto a passeggio Tina, la mia #similjackrussell, osservo le mamme che accompagnano a scuola i bambini. Per me rappresentano un repertorio utile di potenziali personaggi per una qualsiasi storia ancora da scrivere. C’è chi, capelli raccolti e tuta sotto il piumino, dopo avere baciato distrattamente il bambino correrà in palestra,  oppure chi guiderà fino all’ufficio, la testa piena di pensieri, il mutuo da pagare e una divisa all’insegna della sobrietà più classica, magari un maglione lungo e i jeans sotto il cappotto; infine non mancheranno le incerte, quelle che imitano l’abbigliamento delle figlie adolescenti con gonne corte anche sottozero, cinture sbarluccianti che fanno l’occhiolino dal bordo del giaccone e il tacco dodici anche se l’alba è passata da poco. Le stesse valutazioni valgono per gli uomini. Qui nessuno si salva.
Adesso avete il diritto di chiedermi cosa indosso in occasione della prima “uscita canina”? Non sapete che c’è una collezione dedicata a noi, padroni di cani? il repertorio va dal pigiama mimetizzato sotto un cappotto imbottito da mercato delle pulci a una tuta di pile tanto spessa che non sta sotto il piumino. Lo so, siamo imperdonabili, ci piace osservare e criticare e poi… dai, nessuno è perfetto!

Immagine da Pretty Woman (a proposito, io adoro questo film)

Share: