Qualche giorno fa ho letto l’intervista di Stefania Vitulli a Giuseppe Culicchia, tra l’altro autore del famoso Tutti giù per terra (1994); l’intervista è uscita su ilgiornale.it e il titolo è significativo: “Editoria, librai, autori. Loro sì che sono tutti giù per terra“, la potete leggere qui.
Culicchia ha delineato un quadro desolante del lavoro di scrittore, purtroppo stranoto agli addetti ai lavori, ma ignoto ai più. Gli scrittori professionisti non riescono a guadagnare in misura sufficiente per garantirsi un livello di vita dignitoso, salvo poche eccezioni. I lettori continuano a calare, i motivi sono tanti (ho scritto un post in proposito, questo), il più grave fa rabbrividire: oggi larga parte della popolazione non è in grado di comprendere un testo scritto complesso, insomma non va oltre i titoli. Degli editori Culicchia dice: «Tagliano. Cercano di abbattere i costi in vari modi: esternalizzano l’artigianato di settore, sicché il file dello scrittore arriva tra le mani del lettore dopo essere passato tra quelle di partite Iva e contratti a termine. Queste persone devono darsi parecchio da fare per mettere insieme uno stipendio, vanno di corsa e la cura del testo ne risente. Siamo arrivati ad avere testi stranieri tradotti e pubblicati quasi senza revisione, mentre prima si facevano tre giri di bozze». Conferma così che l’iter di pubblicazione adottato da parecchie case editrici, non tutte però, è assai disinvolto e rispecchia i criteri micragnosi utilizzati da molti autori (scrittori e soprattutto hobbisti della penna) dediti al più brutale self-publishing in una dimensione totalmente dilettantesca.
Per fortuna ci sono ancora degli editori, ormai pochi, che operano puntando alla qualità e ci sono anche degli autori, ancora pochi, che pubblicano in SelfPubPro, ovvero autopubblicano in modo professionale e perseguono lo stesso obiettivo di qualità. Grazie al loro impegno, il self-publishing ha superato l’esclusiva connotazione di scorciatoia per i dilettanti ed è diventato a pieno titolo un’opzione per l’autore all’interno di un rinnovamento delle logiche editoriali. Infatti, se gestito in modo professionale, rappresenta una modalità operativa complessa che non ha nulla a che vedere con l’autopubblicazione fai da te,  fatta “tanto per provare”.
Insomma, con il marchio dell’editore o senza, da una parte e dall’altra della barricata, cercando bene possiamo trovare “roba buona” da leggere e stiamo per archiviare definitivamente l’idea che solo ciò che passa la selezione di un editore sia valido. Alla fine il vento comincia a cambiare, sia pure a fatica, nonostante la resistenza esercitata da coloro che non conoscono e non vogliono approfondire il SelfPubPro, refrattari alle novità soprattutto per difendere una rendita di posizione che è già quasi esaurita. Diceva bene Charles Robert Darwin:

“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.”

Immagine dal web.

P.S. A distanza di una manciata di ore dalla pubblicazione di questo post, a riprova del declino di una certa editoria, leggo sul Il Post che “il 25 gennaio nelle librerie è uscito un libro della casa editrice Baldini + Castoldi che avrebbe dovuto contenere Vita e morte del brigante Bobini detto “Gnicche”, un fumetto del 1980 scritto dal cantautore Francesco Guccini e disegnato da Francesco Rubino. Solo che nelle copie del libro, pur avendo sulla copertina i nomi di Guccini e Rubino indicati come autori, il fumetto non c’era”. Trovate l’intero articolo qui, ogni commento è superfluo.

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