La scorsa settimana ho trascorso una bellissima giornata con una persona speciale, un narratore che possiede una storia tanto ricca e interessante da scrivere un libro. Ero in anticipo di una manciata di minuti sull’orario previsto per l’arrivo del treno e ho curiosato nel centro commerciale che ormai incorpora la Stazione Centrale di Milano, dove è possibile acquistare di tutto, dalle mutande alla mozzarella di bufala passando per libri e giornali, giochi e tecnologia. Quando mi sono stufata di girovagare ho raggiunto il piano dei binari e ho percorso due volte, avanti e indietro, la lunghezza dell’immenso salone di transito e attesa dove sbarcano scale e tapis roulant, ma non ho trovato traccia di alcun tabellone luminoso che indicasse gli Arrivi: numero del treno, luogo di provenienza, ora precisa di entrata in stazione, binario. Negli spazi riservati a questo tipo di informazioni ora ruotano i video pubblicitari mentre di fronte, verso l’uscita, sono distribuiti i tabelloni luminosi che indicano le Partenze.

Confesso che all’inizio mi sono sentita un po’ scema: non potevo accettare che fossero sparite le indicazioni degli Arrivi, ero io che non le trovavo. Alla fine mi sono rassegnata a chiedere a uno degli addetti ai varchi.
«Gli arrivi adesso sono giù, al piano terra» ha risposto scocciato.
«Giù?» ho ripetuto con aria stupida.
«Giù. Deve scendere.» Con la mano mi invitava a muovermi.

Ho preferito mandare un WhatsApp alla persona che dovevo incontrare per dirle dove avrebbe potuto trovarmi e anche come avrebbe potuto identificarmi, infatti non ci conoscevamo ancora di persona: «Sono rossa e indosso una sciarpa a pois.» Nei casi in cui incontro per la prima volta un narratore, indosso i panni dello scrittore fantasma mettendomi qualcosa di facilmente riconoscibile e funziona sempre.

Il treno era in leggero ritardo e ciò mi ha permesso di indagare sul perché della sparizione degli Arrivi chiedendo a un altro addetto, uno dall’aria più gentile: «Così c’è meno ressa e possiamo controllare meglio chi passa i tornelli» ha detto. «Meno gente, più sicurezza.» Non mi ha convinto, mi pare solo un danno per gli utenti che adesso, per conoscere l’orario esatto e il binario di arrivo di un treno, dovranno farsi una bella rampa di scale oppure riscendere e risalire sui tapis roulant. Gli unici che ricavano un guadagno da questa nefanda innovazione sono i commercianti; chi è in attesa senza l’impegno di stare con il naso all’insù, verso il tabellone, alla fine si imbucherà da qualche parte, berrà un caffé o comprerà qualcosa, magari un calzino, controllando il binario d’arrivo sul cellulare.

Questa iniziativa fa solo perdere tempo ai frequentatori della stazione. Aderirei volentieri a una protesta organizzata che la contestasse, ma gli italiani hanno imparato a incassare torti di qualsiasi misura senza battere ciglio e forse non sanno più come si porta avanti una protesta civile che difenda un diritto.

L’ala dell’imbecillità getta sullo Stivale un’ombra ormai smisurata. Io ancora non riesco a farmene una ragione.

Immagine dal web.

 

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