L’altra sera sono passata davanti a un televisore acceso in un orario per me non abituale: ho intravisto Fabio Fazio con un gruppo di famosi in declino riuniti attorno a un tavolo. Mi sono limitata a guardare chi fossero gli ospiti senza darmi la pena di seguire i loro discorsi; di questi tempi è un rischio ascoltare chiunque chiacchieri in una qualsiasi trasmissione a meno che non stia recitando dentro un bel film.

Avrei fatto meglio a non fermarmi, infatti avrei evitato di scrivere questo post tanto inutile quanto sono inutili la maggior parte dei progammi che ogni tanto mi capita di vedere e magari non avrei scomodato Oliver Sacks, tra le tante cose autore de L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello.

Sorvolo sui contenuti del talk show, non vale la pena parlarne, servirebbe solo a intristirsi; mi limito ad alcune osservazioni sulla questione dei cappelli. Le tendenze della moda non mi interessano più comescrivere un libro una volta, mi vesto come mi pare, secondo l’umore e l’impulso del momento, del resto in teoria a una ghost basterebbe un lenzuolo; non sono neppure troppo attenta a ciò che indossano gli altri se non come fonte d’ispirazione quando sono impegnata a scrivere un libro. Per quanto mi riguarda ciascuno è libero di portare cio che vuole, ma c’è una cosa che mi infastidisce: gli uomini che indossano il cappello sempre e comunque, ovviamente per nascondere la pelata. Un esempio è quel tizio, Max Pezzali, il cantante degli 883, uno che in tanti anni ha sempre ricantato la stessa identica canzone e ora sta in tv a fare niente, comparsa sbiadita accanto all’amico Fabio Fazio che immagino sia il motivo per cui lui è lì. Il nostro si fa notare per il cappellino da baseball, un copricapo che è un evergreen e che lui indossa da anni, abusandone. Spero tanto che non sia sempre lo stesso copricapo, ma non ne sono sicura. Chissà se costui si è mai soffermato a lungo davanti a uno specchio? Il cappellino con la visiera non è adatto a chiunque; oltre a mascherare la calvizie in alcuni casi conferisce anche un’aria poco intelligente. Perfino Richard Gere non è il massimo con questo berretto, figurarsi gli altri!scrivere un libro

E cosa dire del panama di Al Bano? Lui non era in televisione, ma di recente l’ho intravisto sempre a capo coperto in ogni situazione; eppure alla sua età dovrebbe sapere che, almeno a tavola, il cappello è di troppo. Sono solo due esempi noti, ma spesso vedo anche gente comune che si fissa con il copricapo usandolo alla stregua di una foglia di fico. Mi è più simpatico chi porta il parrucchino o magari la parrucca. Di certo ha più coraggio, e anche carattere, uno come Sandro Mayer che tiene a disposizione diverse capigliature e le cambia infischiandosene degli altri.

Va bene che la Borsalino, storica azienda alessandrina di cappelli, è fallita e le stagioni non sono più quelle di una volta, ma gli uomini che decidono di portare un cappello dovrebbero sapere che non possono indossarlo h24, orribile espressione che indica un impegno a tempo pieno, inoltre dovrebbero almeno ispirarsi a dei modelli “alti”, anche se di altri tempi, come i due fusti nella foto, Jean-Paul Belmondo e Alain Delon. Ah, che nostalgia!

I cappelli per gli uomini,
come i tacchi alti e le ballerine per le donne,
sono accessori difficili. Siate cauti!

Immagini dal web – in alto Jean-Paul Belmondo e Alain Delon indossano cappelli di Borsalino. Nel corpo del testo Max Pezzali e Richard Gere; ho evitato le foto di Al Bano e Sandro Meyer, mi perdonerete.

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