Ieri sera in un talk show ho visto applaudire il #chiudiamoiporti di Salvini; un primo applauso del pubblico mi ha trovato impreparata, i successivi mi hanno sbalordita. C’erano molte donne sedute in platea, facce normali. Dov’è finita la loro umanità? Se possono reggere gli sguardi terrorizzati dei bambini, di sicuro sono anche indifferenti alle regole; a loro non importa se secondo la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme sul soccorso marittimo, gli sbarchi di persone soccorse in mare devono avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. La colpa è di Malta e dell’Europa e i migranti restino dove sono, peggio per loro.
Stamattina mi sono svegliata e lo stomaco si è fatto subito sentire: ho fame e ho bisogno del solito caffé doppio. Non ho fatto in tempo a mettere i piedi a terra che il ricordo di tutto quello che non va, oggi più di ieri, mi è pesato sulle spalle: ci sono sempre quei 629 migranti abbandonati in mare e sto per iniziare una giornata come tante. Io lo vivo male e voi?

Da tempo provo un continuo disagio per tante cose che accadono, eventi al di fuori del mio controllo, come di quello della maggior parte delle persone. Quel che c’è di nuovo in questa Italia, il cambio di passo, mi fa sentire dentro una prigione. La propaganda, l’utilizzo deliberato e sistematico di notizie imprecise, quando non contraffatte, studiate ad arte per manipolare “il popolo”, sta producendo i risultati dovuti. Oggi ognuno rivendica verità spesso senza fondamento e propone soluzione prive di costrutto. I problemi, le ragioni ci sono, sia chiaro; molti aspetti delle relazioni, dei diritti e dei doveri tra l’Italia e l’Europa sono sbilanciati a nostro sfavore ed è giusto pretendere di  rivedere molte questioni, tuttavia… Adesso il Paese mi ricorda un film del 1985, A 30 secondi dalla fine (Runaway Train) diretto dal sovietico Andrej Končalovskij, in cui i protagonisti in fuga da un carcere salgono su un treno pensando così di mettersi in salvo; in realtà ignorano che il macchinista è morto per un attacco di cuore e il treno, ormai senza controllo, non può più essere fermato.

Fuori c’è il sole, ma i miei pensieri sono grigi. Nel privato siamo già al punto del sospetto. Quando incontro certi amici evito con cura alcuni argomenti sui cui siamo sempre stati distanti, seppure con rispetto. L’educazione, il controllo, il confronto civile sono usi d’altri tempi; oggi si grida e chi ha meno da dire urla più forte perché dietro gli slogan che ripete a pappagallo non c’è un ragionamento, una riflessione e non ci sono parole precise da legare in un discorso che illustri un’opinione. Chi è solidale con il vociare sguaiato del capopopolo spesso non sa distinguere il vero dal falso e neppure cerca la verità. Agisce  spinto dalla rabbia, segue la linea dei politici che ha votato, e del resto non c’è contraltare, qui siamo arrivati perché altri hanno fallito, e tanto, ed è un fatto che dobbiamo scontare. Forse non c’è altra scelta che aspettare che passi la notte, come insegna un detto napoletano, Adda passà a nuttata, reso famoso dal grande Eduardo De Filippo. Prevedo una lunga attesa.

Ora però è diverso: a fare le spese dello schiamazzo dei nostri attuali “statisti nostrani” sono i migranti confinati in mezzo al mare sulla Aquarius, esseri umani, anche donne e bambini, chiusi nel ferro di una nave in condizioni igieniche precarie e, avvisa la radio, con cibo e acqua che cominciano a scarseggiare, ma non importa. C’è chi plaude lo stesso alla linea dura dei porti chiusi, del “aiutiamoli a casa loro” e non sente ragioni, nemmeno quelle delle Storia, perché occorre essere inflessibili e alla fine dà un gran senso di soddisfazione. Quelli che urlano, appagati di potersi sfogare, dovrebbero concedersi un minuto di silenzio e immaginarsi dentro la nave, magari con un figlio al collo.

Davvero qualcuno crede di poterla spuntare con l’Europa attraverso una prova di forza? Io penso che le buone ragioni, che pure ci sono, verranno annullate se eluderemo la strada che conduce a un dialogo fermo all’interno di un confronto civile. Forse l’obiettivo di chi sta al Governo è un altro: conviene prendersela con gli immigrati e, in generale, con i più deboli, fomentare e incanalare la rabbia del popolo per distrarlo dalle aspettative create dalla campagna elettorale che già si stanno risolvendo in promesse mancate.

Per stare sui fatti qui trovate I dati sui migranti in Italia, una volta per tutte da Il Post.

Immagine dal web

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