Scrivere un libro, scrivere un libro di memorie, scrivere un’autobiografia, scrivere un romanzo autobiografico: perché?

Voglio scrivere la mia storia, la storia della mia vita, scrivere di me…
Ho avuto una vita straordinaria, voglio raccontare, voglio capire…
Voglio lasciare un messaggio…
Ho bisogno di scrivere la mia storia, sono anni che ci penso.
Voglio capire: la mia vita, cos’è stata? Devo rimettere ordine per voltare pagina e ricominciare. Una seconda vita, un’altra occasione.
Sono caduto e mi sono rialzato. Forse ce l’ho fatta.
La storia della mia vita potrà aiutare altri.
La mia storia, la mia voce… non trovo le parole. Ti prego, trova tu le parole giuste per raccontare la mia storia. Voglio farne un libro perché resti. Non dimenticare…
Se non chiudo la mia storia in un libro tante altre storie e tante altre vite verranno cancellate con un colpo di spugna. Sai, mi sono accorto che oggi le persone non hanno memoria.

Questa è l’eco di alcune delle tante voci con cui lo scrittore fantasma si confronta quando la richiesta della persona che vuole scrivere un libro propone un contenuto autobiografico. Ogni tanto il ghostwriter incontra anche quelli che “voglio che mi scrivi un libro per pubblicarlo e guadagnare” fino al “io ti racconto la mia storia, ma tu quanto me la paghi?“.  Inutile dire che a costoro non vale la pena dedicare tempo. Gli altri, invece, tutti gli altri, quelli che partono da un’esigenza profonda che li porta a mettersi in gioco e a raccontare, meritano rispetto e attenzione, lo stesso rispetto e attenzione che essi hanno nei confronti della vita, la loro e quella degli altri, di cui fisseranno il ricordo in un libro.

Nel progetto di scrittura il compito del narratore, colui che racconta la storia, è impegnativo. Egli dovrà mettere in moto la memoria aiutandosi con i documenti di cui dispone. Infatti la memoria e i documenti (testi, foto, film, articoli, cartoline e altro materiale da valutare e interpretare) sono gli elementi che ci guideranno nel ripercorrere il passato.

La memoria, custode del nostro passato, funziona sempre come una lente deformante; essa attiva molti processi che portano a un costante aggiornamento dei ricordi che pretende siano comunque rappresentativi della verità. I suoi filtri sono potenti, i ritocchi che esegue, gli aggiustamenti, possono avere origini diverse. Ci sono ricordi meno consolidati, cose che crediamo di non poter rammentare e che nel fluire della narrazione affioreranno formando un nuovo ricordo che lentamente riapparirà tornando a proporre il contesto in cui si era prodotto e fissato.

La memoria, i ricordi, le emozioni che genera il ricordare sono il materiale da costruzione del racconto autobiografico. Lo scrittore è l’architetto che darà loro un ordine e li organizzerà allo scopo di creare una struttura adatta a contenerli: un libro, un romanzo autobiografico.

Ritorniamo alla domanda iniziale: Scrivere un libro, scrivere un libro di memorie, scrivere un’autobiografia, scrivere un romanzo autobiografico: perché? Raccontare, chiudere la vita in un libro, è un viaggio straordinario e forse il solo modo per mettere ordine, dare forma al tempo della nostra esistenza e arrivare a quella che mi piace definire come la migliore delle verità possibili.

 

Immagine dal web: sculture di libri Maarten

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