Azar Nafisi mi aveva conquistato con il suo Leggere Lolita a Teheran, ne avevo parlato qui, e sono stata felicissima di sapere che sarebbe intervenuta a Il Tempo delle donne, il 9 settembre a Milano. La gremitissima platea radunata per l’occasione nel giardino della Triennale era composta per la maggior parte da donne di tutte le età, colorate e sorridenti, che condividevano una attenzione che mi piace definire luminosa, nei confronti di Nafisi.

scrivere un libroAzar Nafisi, scrittrice iraniana che da anni vive negli Stati Uniti, ha sempre prodotto una letteratura intrisa di impegno civile e di questo le è stato subito chiesto conto: “Letteratura e impegno civile sono inscindibili” ha risposto citando James Baldwin, scrittore afroamericano “Essere scrittori – diceva Baldwin – significa essere testimoni. La prima regola della scrittura è l’onestà, tuttavia la verità è qualcosa che fa molta paura, per questo in tanti provano a mascherarla facendo ricorso alle fake-news.” Nafisi ha proseguito dicendo che “… talvolta ci rendiamo conto di quanto la verità possa essere pericolosa e ad alcuni fa comodo dire Ignoravo questi fatti, non sapevo. Proprio questa è la ragione per cui ritengo che l’ignoranza sia da considerare un crimine. Tra i compiti dello scrittore c’è anche quello di cogliere i segnali di cambiamento all’interno delle democrazie; lo scrittore sa che non può restare in silenzio e neppure il lettore può tacere una volta che sia stato informato: insieme devono dare voce alla verità”.

La scrittrice ha parlato del suo libro La Repubblica dell’immaginazione: “L’unica cosa che deve animarci è la passione per l’immaginazione e per le idee. Se parliamo della relazione che l’immaginazione può intrattenere con il potere, essa è altra cosa dal potere politico. Immaginare vuol dire dichiararsi esseri umani. L’immaginazione è una forma di conoscenza, non qualcosa che appartiene al nostro passato o che può essere contenuta in un iPhone. Guardiamo indietro, a partire dalla preistoria, e vediamo tutto ciò che la mente umana ha potuto ricavare da immaginazione e idee. La curiosità e l’insubordinazione nella sua forma più pura, come diceva Nabokov, sono sempre state la nostra guida per conoscere il mondo e chi è diverso da noi. Solo grazie all’immaginazione e all’empatia possiamo arrivare alla mente e al cuore degli esseri umani, al contrario l’indifferenza ci uccide”.

Nel corso dell’incontro il discorso è tornato sui libri precedenti dell’autrice, con particolare riferimento a Leggere Lolita a Teheran, e sulla letteratura. Tra l’altro Nafisi ha detto: ” Riguardo la struttura di un buon romanzo mi piace pensare che essa sia connessa a quella della democrazia. Ambedue devono essere ricchi di voci che concordano tanto quanto di voci che dissentono. Al contrario, un cattivo romanzo veicola un’unica voce ed è ciò che oggi avviene anche in molte democrazie dove le voci dei dissidenti vengono in qualche modo coperte. Ciò accade anche in paesi come l’America, dove la verità è talvolta oscurata. La conoscenza è sempre alla base della democrazia. Come possiamo andare votare se non conosciamo le posizioni dei candidati, la cultura del nostro Paese? Come possiamo connetterci al mondo se del mondo sappiamo poco o niente? La mia non è una posizione politica, ma esistenziale; il mio impegno è a sostegno dei diritti civili”.

Nafisi ha poi dedicato un ultimo pensiero al suo Paese natale: “Non diamo nulla per scontato. Nel mio Paese le giovani generazioni che hanno lottato e versato sangue per riguadagnare alcuni diritti non smetteranno certo di tutelare e migliorare le loro conquiste tuttavia in questo momento speranze, timori, paure si incrociano. C’è la percezione che l’Iran possa diventare una seconda Siria, speriamo tutti che non sia così”.

La Repubblica dell’immaginazione di Azar Nafisi
Traduzione di Mariagrazia Gini
Adelphi 2015, pag. 288

Risvolto: Celebre per il seminario clandestino nel quale, durante il governo degli ayatollah, insegnava alle sue migliori allieve dell’Università di Teheran i grandi autori di lingua inglese, Azar Nafisi, oggi cittadina americana, ci parla del valore inestimabile della letteratura «in una società che sembra concedere tutte le libertà»: anche qui, infatti, ha bisogno di essere difesa, diffusa e studiata strenuamente, quale vero antidoto alla «pigrizia dell’intelletto». L’interpretazione di tre classici – Huckleberry Finn, Babbitt e Il cuore è un cacciatore solitario – intessuta, come in Leggere Lolita a Teheran, di frammenti autobiografici, trasmette così una visione della letteratura come rifugio e al tempo stesso come mezzo di eversione pubblica e privata. E come sogno: un sogno condiviso, nella Repubblica dell’immaginazione, da quei lettori che non conoscono frontiere o libri proibiti e che sanno apprezzare le parole di Francis Scott Fitzgerald: «Spingi la sedia sull’orlo del precipizio e ti racconterò una storia».

Nella foto Azar Nafisi a Il tempo delle donne – Milano

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