Il saggio di Mario Bonanno ripercorre l’Italia dei cantautori dal 1988 al 2013, cui molti di noi sono legati. Come dice lo stesso autore, “La musica è finita. Quello che resta della canzone d’autore” (Stampa alternativa, 2015), “è una specie di rewind. Un nastro che si srotola a ritroso nel tempo e nello spazio, nel senso che fa il punto su trent’anni di storie, tracce, temi, incroci personali con la canzone d’autore italiana. Spero non suoni come passatista, e nemmeno come un libro pretenzioso: per libere associazioni e altrettanto libere divagazioni ho provato a raccontare in questo modo un po’ del nostro tempo migliore. Il tempo in cui le parole dentro ai dischi contavano, suonavano, cantavano a dovere. Ed erano fosforo e sale della terra. Frame sparpagliati di teorie e prassi della canzone d’autore che c’era una volta e che oggi non c’è più.” Mario Bonanno, musicolo catanese, appassionato e profondo conoscitore di musica cui la definizione di leggera, a volte risulta del tutto inappropriata, con questo libro ci porta a ripercorrere la nostra biografia personale attraverso le note che l’hanno accompagnata e ne hanno scandito il tempo.
C’è il sole, d’estate è normale. L’aria è fina qui in montagna, del resto mica siamo in piazza Duomo. Un bel fine settimana di pausa mette il buon umore. Anche no, dipende da un sacco di cose. Il sacco, le cose…
Molti lo hanno definito un film “per cinefili”, ma questo non è certo il modo migliore per descriverlo: si tratta semplicemente di un’opera di grande qualità, fra le migliori della stagione, il film che verrà presentato presso…
Per fortuna mi è toccato un treno climatizzato, c’è un caldo che fa squagliare i pensieri. In questa tratta periferica la metropolitana è quasi vuota. Mi siedo di fianco a una lettrice, una di quelle che ancora si trascinano…
Dal 20 luglio al 12 ottobre 2015, presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema, in occasione della mostra I colori del rosso organizzata da Galleria Campari, Fondazione Cineteca Italiana presenta I COLORI DEL ROSSO – I FILM…
A spasso per Siena nei giorni del Palio di luglio è impossibile non notare la scritta sopra l’antico portone: “Accademia degli intronati”.
Il sole scioglie anche i pensieri, perfino quelli di uno scrittore fantasma, per loro natura evanescenti. L’ultimo che formulo prima di cadere in deliquio, il cervello che bolle e il buon senso squagliato, è che forse quello è il posto per me. Infatti, è proprio così che mi sento: intronata. Mi sforzo di ragionare e mi assale un dubbio: possibile che esista un’Accademia per gli storditi, i balordi, gli stupidi?
Così scopro che l´Accademia degli Intronati, nata nel 1525, assunse questo nome a significare il desiderio dei fondatori di ritirarsi dai rumori del mondo, dai quali erano come sbalorditi (intronati, appunto), per dedicarsi alle commedie e agli studi di lingua e letteratura. L´origine degli Intronati va collocata in quella fioritura culturale che caratterizzò la Siena del primo Cinquecento, capace di far registrare la presenza di oltre trenta accademie cittadine. Alcune di queste sicuramente rintracciabili anche nell´ultimo scorcio del Quattrocento, quando, ad esempio, va ricordata la presenza dell´Accademia Grande, animata da alcuni docenti dello Studio senese e che, secondo certa bibliografia, è alle origini degli stessi Intronati.
A riprova che spesso una cosa vale per come appare e anche per il suo contrario.
In un fine settimana molto arcobaleno, mi sono lanciata in un cielo sempre più blu. Chissà come commenterà la cosa Renato Tormenta, lui che ha avuto la sventura di precipitare con un ultraleggero e la fortuna di cavarsela. La curiosità per il volo mi è venuta scrivendo La regola dell’eccesso, nel libro il volo finito male di Renato ha una parte importante. Da ghost writer un po’ invasata, per calarmi nella parte mi ero spinta a provare l’emozione di un volo simulato in elicottero e avevo rischiato di abbattere il Pirellone, anche se per finta. In seguito, durante le passeggiate in montagna, ho cominciato a immaginare quali sensazioni poteva dare lo stare appesi alle vele colorate che solcavano il cielo. Infine ho deciso di provare il parapendio.
Non è stato facile, ho dovuto vincere la paura, mettere da parte il mio proverbiale senso pratico, abbandonarmi a un sentimento di ineluttabilità che non sapevo mi appartenesse. Alla fine volare è stato liberatorio e ho scoperto… https://regoladelleccesso.wordpress.com/2015/07/07/ghost-writer-volante/