E ancora, gli editori possono fidarsi degli editori? In questi giorni impazzano le polemiche sul caso MarchesiniBompiani (per chi non ne sapesse nulla ho indicato alcuni link di approfondimento in calce al post). In sintesi la questione si risolve in questo: un autore, il critico Matteo Marchesini, aveva firmato un contratto con Bompiani per pubblicare una raccolta di saggi intitolata Casa di carte. La letteratura italiana dal boom ai social. Il libro sarebbe dovuto uscire ad aprile, ma dopo mesi di lavorazione del testo e con la cover già pronta, l’editore dice all’autore che se non toglierà una ventina di pagine scomode non pubblicherà più. Il caso Marchesini è tutto qui. Un editore che faccia bene il suo mestiere può decidere cosa pubblicare e cosa non pubblicare liberamente, ma non può cambiare idea su un libro a pochi giorni dalla pubblicazione. Allora ha messo sotto contratto un autore senza avere valutato con la dovuta attenzione il testo proposto? Marchesini precisa che “Alla consegna, “Casa di carte” è stato salutato con gioia; poi è stato lavorato per mesi senza problemi, fino al momento della chiusura“. A seguito dell’apertura del caso Marchesini sono iniziate le polemiche sui temi della censura, del valore autoriale del critico e degli scrittori oggetto di critica e sono entrati nella discussioni molti autori blasonati. Tuttavia, per quanto ogni confronto sia interessante e meriti di essere seguito, trovo che spesso porti a considerazioni lontane dall’aspetto sostanziale del problema: gli autori possono fidarsi degli editori? I lettori possono fidarsi degli editori? Gli editori possono fidarsi degli editori? Questo di Bompiani mi pare un assist che mina la credibilità, già non più granitica, della categoria. Inoltre  mi chiedo: per un Marchesini che ha dato pubblicità alla sua vicenda, quanti altri autori avranno preferito restare in silenzio?

Per approfondire:
Da Il Libraio – Il caso Marchesini: un editore può pubblicare libri che stroncano i suoi autori?
Da Il Foglio: Il critico Marchesini è troppo libero, l’editore meno. Bastava fare come Vittorini.
Tiziano Scarpa su Il primo amore

Immagine dal web

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