Non riesco a smettere di fare la ola. Ringrazio Raul Montanari per il commento all’intervista che ho rilasciato a Beatrice Tiberi, pubblicata su Cultora.
Scrive Montanari sul suo profilo Facebook: “Questa affascinante intervista è stata rilasciata da Susanna De Ciechi, ghost writer di professione (e allieva dei corsi, transitoriamente). E’ una lettura che consiglio a tutti, per l’intelligenza e la grande cultura editoriale di Susanna e perché ghost writer è una di quelle parole che uno ha spesso in bocca ma che poi, se gli si chiede di precisare cosa vogliano dire, creano equivoci.
Il ghost writer deve darsi una grande disciplina dell’Io per mettersi al servizio di una storia che non gli appartiene, e per questo non è paradossale sostenere che si tratti del narratore più puro che esista. La scrittura come sfogo, come autoterapia, non lo riguarda; in compenso nel rapporto con il committente (la persona che ha la storia ma non gli strumenti per raccontarla) entra un risvolto di seduzione reciproca che trovo intrigante. Avrete delle sorprese!”

Sono confusa, orgogliosa, spudoratamente felice, però c’è qualcosa che non capisco, quindi chiedo: «Caspita, Raul, grazie! La ghost è rimasta senza parole. Ma cosa significa “allieva dei corsi, transitoriamente”?»

«Significa che sei di passaggio (graditissimo, da me): che eri una ghost writer anche prima di venire alla scuola. È un modo per non prendermi meriti che non ho, visto che sei già stata fin troppo generosa nella prima risposta dell’intervista. Aggiungo una cosa: che tu hai diritto di definirti scrittrice, perché uno scrittore è uno che vive di scrittura, esattamente come un dentista vive cavando denti. La gente che si autodefinisce “scrittore” solo perché ha pubblicato un libro fa solo ridere.» La risposta mi stende.

Il primo settembre 2015 di sicuro è l’inizio di qualcosa di nuovo, almeno per me.

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