“… un testo non deve essere un cimitero, ma una città piena di vita“. Questa è una delle espressioni che più mi sono piaciute di un post che ho letto oggi su Linkedin. Il tema affrontato è quello della revisione e della riscrittura di ciò che si è scritto, attraverso la ricerca di un suono armonico delle parole, legato ai contenuti. Lo scopo è raggiungere il massimo dell’efficacia e della chiarezza nei confronti del lettore. L’articolo cui faccio riferimento e di cui consiglio la lettura, I racconti del tuo orecchio, è stato scritto da Matteo Ingrosso e propone dei concetti non nuovi in assoluto, ma assemblati tra loro molto bene. Scrive Ingrosso: “Ogni volta in più che riscrivi il tuo testo è una probabilità in più per trasformare la prima scrittura in buona scrittura. Hai molti amici che ti possono dare una mano a riscrivere. Il più importante in realtà è una coppia di amici: stanno sempre insieme. La voce alta della bocca, l’ascolto attento dell’orecchio. Leggi a voce alta ciò che hai scritto e il tuo orecchio ti dirà che cosa non funziona nel testo. Fidati! È il tuo orecchio. E vedrai che da buon amico ti racconterà un sacco di cose”.
Quanto ha ragione! Leggere ad alta voce permette di cogliere la sonorità e il ritmo di un testo, ne aiuta la comprensione, suscita emozioni e stimola la memoria. Quando la situazione lo consente amo leggere ad alta voce e di regola, nell’ambito del mio lavoro di ghostwriter, leggo e rileggo sempre a voce alta le storie che scrivo, ispirate a vicende reali che mi sono state raccontate da chi ne è stato protagonista. Per me è uno dei sistemi migliori per scoprire le disarmonie presenti in un testo e aiuta moltissimo il lavoro di revisione. Ingrosso suggerisce un metodo per tentare di raggiungere il massimo livello di chiarezza del testo, in modo da renderne facile la comprensione. Io sono convinta che nessun autore, qualunque tipo di prosa pratichi, debba sentirsi esentato dalla necessità di essere chiaro a tal punto da poter venire immediatamente compreso. Un testo, sia esso un saggio o un romanzo, deve passare attraverso un tipo di scrittura che faciliti l’assimilazione di un concetto, anche il più complesso, a qualsiasi lettore. Usare una scrittura che possa essere facilmente compresa da chiunque è un atto di civiltà e di educazione nei confronti del prossimo. Scrivere è prendere in mano il lettore, qualunque sia il suo livello di istruzione, e dirgli: “Vieni, entra nel mio libro. Ho scritto una storia proprio per te”. Forse la storia potrà non piacergli, non importa. Solo se non riuscirà a comprendere ciò che abbiamo scritto, avremo del tutto fallito. Purtroppo non è raro incontrare scritture involute, ambigue, qualche volta incomprensibili. A volte può essere una scelta dell’autore, ma sono convinta che più spesso sia un limite dovuto a un problema di scrittura. Perché “scrivere facile” è tutt’altro che semplice!

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