Non so come, oggi mi è capitato di rileggere un articolo di Filippo La Porta, uscito sul Corriere nel luglio del 2012, dedicato a un caso editoriale singolare per cui l’Einaudi riportava il giudizio (anonimo) di un lettore di Amazon nella quarta di copertina di «Rosa candida» della Olafsdottir. Nell’articolo si ipotizzava che la cosa potesse mettere in crisi il valore della critica letteraria, almeno rispetto alla spinta alla vendita, valutando il passaparola una leva di promozione molto più potente. Sono passati alcuni anni e ancora la confusione resta massima. Riguardo la definizione della critica letteraria, Wikipedia riporta il pensiero di De Sanctis: “Secondo Francesco De Sanctis esistono due tipi di critica letteraria: la critica letteraria propriamente detta, ovvero il giudizio e la critica di libri che sono passati alla storia o che comunque hanno ottenuto un buon successo di lettori e che sono usciti da diverso tempo, e la critica pedante, ovvero la critica letteraria da parte di pensatori e opinionisti che giudica le nuove opere letterarie, cioè i nuovi libri usciti in libreria, che affidano il loro talento critico per segnalare le opere belle e le opere brutte ai lettori comuni”.
Poi ci sono i lettori comuni che commentano ciò che leggono, la categoria cui guardo per verificare i risultati del mio impegno nel ghostwriting. Resta da chiarire se ai fini della vendita di un libro, conti di più la recensione di un critico letterario autorevole, dotato di cultura, esperienza e di un metodo, o quella del lettore appassionato. Può capitare perfino che quest’ultimo non disponga di alcun serio strumento di valutazione (cultura di base); magari è solo preso da una storia che giudica coinvolgente e propone la recensione senza strutturare un’analisi adeguata, spinto da un sentimento di pancia che lo porta ad apprezzare un libro senza tanto guardare a come è scritto.
Allora, quali sono le recensioni che pesano di più?
Oggi tutti sono scrittori e/o critici letterari. Nel calderone delle recensioni ci sta qualsiasi cosa, così come in quello del self-publishing. Anche riguardo alle recensioni sarebbe il caso di fare un distinguo. Ci sono scrittori accreditati convinti che le recensioni blasonate non smuovano più le vendite e probabilmente hanno ragione. Alcuni esordienti e/o emergenti, che quasi mai possono ambire all’interesse di un critico vero,  attuano strategie ad hoc per avere molte recensioni pilotate, in modo da favorire i meccanismi che consentono di spingere le vendite e restare in una posizione di rispetto nella classifica di Amazon, innestando in circolo virtuoso, a loro favore. In questo modo ottengono ottimi risultati anche libri oggettivamente brutti. C’è poi tutta la questione delle recensioni fasulle.
L’unica soluzione è guardare alla qualità delle recensioni. A questo proposito è utile leggere quel che dice Giulio Mozzi ai lettori che non vogliano farsi fregare dalle recensioni. Per chi, invece, scrive recensioni, lo stesso Mozzi ha stilato un’utile guida che vale la pena di stampare e tenere di fianco al PC: Dieci principi utili a stilare una recensione. Insomma, su ogni fronte si può migliorare.

Altan, immagine dal web

Share: