Lo scorso 20 agosto ho assistito alla proiezione di un film muto con accompagnamento musicale dal vivo. Nell’epoca del virtuale e degli effetti speciali, ho vissuto un’esperienza intensa e commovente che mi ha trasportato in un territorio sconosciuto rispetto a ciò che offre il cinema di oggi, in cui è la tecnologia a farla da padrona. In un certo modo vale tanto quanto lo scrivere un libro utilizzando carta e penna al posto del computer.

L’iniziativa è stata curata da OpenArt nell’ambito di Vivi Villa Turconi a Lanzo d’Intelvi. La proiezione de Il monello di Charlie Chaplin, film muto in bianco e nero del 1921, era accompagnata dal suono del pianoforte dal vivo, come usava nelle sale cinematografiche agli albori della storia del cinema; le mani sulla tastiera erano quelle di Marco Detto, noto pianista compositore jazz, che ha alternato alcune sue composizioni con improvvisazioni coerenti con le emozioni che gli trasmettevano le immagini sullo schermo.

Ho riscoperto la modernità del linguaggio cinematografico di Chaplin, il tempismo narrativo utilizzato in modo così sapiente da indurre suggestioni contrapposte in cui le risate si alternano con la lacrima. La storia, in parte ispirata da alcune esperienze di Chaplin stesso, narra di un poveraccio che sopravvive facendo il vetraio e un giorno per caso adotta un neonato trovato in strada. Il bambino, diventato grandicello, lavorerà in combutta con il “padre”, spaccando vetri che poi il genitore acquisito potrà riparare. In questo film, il primo lungo di Chaplin (68 minuti nella versione originale), tutto funziona con estrema precisione; ci si commuove e si ride scivolando con naturalezza da una emozione all’altra mentre sullo schermo si compie il destino dei vari personaggi, accompagnati da una grande musica.

La parola Fine è arrivata troppo presto, sarei rimasta ancora in compagnia del Vagabondo, del suo bambino e del poliziotto sull’onda della musica del pianoforte.

Grazie, Charlie Chaplin e grazie Marco Detto, per avermi regalato un’ora che è già un ricordo di cui ho nostalgia.

Immagini dal web.

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