Prima che un grande scrittore, Andrea Camilleri è stato un grande uomo, un gigante. Arrivato a novantatre anni, ci ha lasciato soli in un mondo che oggi è popolato soprattutto da pigmei. La sua guida, il suo pensiero e le sue storie ci mancheranno.

Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all’occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica
(da La prima indagine di Montalbano, Mondadori)

Mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi, l’assenza di etica e la corruzione lo sono, e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità
(da Segnali di fumo, Utet)

Da ragazzi eravamo fascisti e credevamo che quella fosse l’unica possibilità politica. Per me tutto cambiò il giorno in cui partecipai, a Firenze, a un grande raduno della gioventù internazionale nazifascista. Parlò Baldur von Schirach e delineò l’Europa del futuro in caso loro avessero vinto la guerra, cosa di cui erano certi. Io mi vidi all’improvviso dentro un casermone grigio, tutti in divisa, con un unico libro da leggere, il Mein Kampf di Hitler. Provai una sensazione di terrore”
(da un’intervista a Vanity Fair del 23 agosto 2018)

L’affidarsi alla memoria, è la volontà dell’uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia
(da un’intervista a l’Unità del 5 novembre 2001)

Immagine dal web

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