Torno a casa e c’è un pacco che mi aspetta, un pacco che non attendevo. Confesso che le soprese mi sono sempre piaciute e l’emozione che provo, quella curiosità tesa che mi fa prudere il naso e acuire i sensi, è ancora la stessa di quando avevo solo cinque o sei anni. Un regalo inatteso è comunque una festa. Il pacco è grande e marrone, chiuso con il nastro adesivo largo, insomma è un pacco vero, non un pacchettino e pesa quel che deve pesare un pacco di quelle dimensioni, né troppo, né troppo poco. Lo deposito sul tappeto all’ingresso. È caldo, del resto fuori ci sono 36 gradi, ragiono mentre vado a cercare le forbici per incidere il nastro e separare i lembi di cartone. La sorpresa è davvero riuscita: pasta, pacchi di pasta di misure e forme diverse, una pasta speciale e ancora più preziosa perché il dono mi arriva da una nuova amica che abita lontana, in Sicilia, a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa. Angela è una giovane donna, conosciuta per caso in una calda notte di luglio, in un città Toscana, Siena, che ci ha ospitato entrambe per qualche giorno. Lei era con il marito, una bella coppia, tre figli maschi a casa, con i nonni. Abbiamo chiacchierato per una manciata di ore fino a notte fonda. La simpatia, la cordialità, la passione isolana erano nello spirito di queste persone, due sconosciuti, eppure vicini. Lui, la tradizione, e lei, il futuro, ambedue coraggiosi. Abbiamo parlato, come estranei, di cose futili e poi siamo scivolati nelle confidenze di questioni più intime, come capita talvolta in viaggio. Angela ha lanciato un richiamo al senso della sua terra, ricordando la storia di Vincenzo Rabito in Terra matta, un’autobiografia famosa che ben conosco, perché scrivere autobiografie romanzate è il mio mestiere. E infine, mi ha raccontato della produzione di questa pasta artigianale, risultato di un grano antico, un lavoro che per la giovane coppia più che un business è un tributo al luogo in cui sono nati, prodotta in modo artigianale con una cura antica, qualcosa di prezioso che oggi c’è e, quasi certamente, domani resterà solo un ricordo. Grazie per un incontro che valeva la pena di fare e di raccontare.
Queste tue parole hanno fatto riaffiorare in me i bei ricordi che ho della lontana Sicilia, visitata quando avevo sei anni e terra della mia mamma!! Un ricordo ancora vivo… Grazie Susy e alla tua amica.. Quando si gusta la pasta le sensazioni sono molteplici e si intrecciano fra loro… Il palato ringrazia .. Il prodotto è prelibato .. Un caro saluto Susy
Per quanto mi è possibile, rifuggo dall’assegnare a un oggetto altro valore che non sia quello d’uso. Preferisco che le emozioni galleggino in una dimensione diversa, non corporea, come se potessero sporcarsi se poi gli oggetti a cui si legano seguono un destino che non mi piace. Tranne quando si tratta di cibo, di quello preparato con cura e dedizione, quello legato alla nostra terra, che è bio e vegan senza bisogno d’impegnarsi per esserlo, che è buono e basta e non accetta altri aggettivi. Quel pacco di carta sulla soglia di casa si è immediatamente caricato di tutte le sensazioni di chi ha prodotto quella pasta e di chi l’ha avuta, è diventato testimonianza di un modo di amare fatto di gesti. In una parola, è divenuto un simbolo, di quelli da tenere ben vivi dentro di sé. Grazie per averlo voluto condividere
Grazie a te, Michela, per il commento. Hai colto appieno il significato di quel gesto. Ho letto il dono della pasta come un segno di amicizia, di vicinanza, se pure si è lontani e la distanza è fatta di chilometri certo, ma anche di anni, di interessi, di modi d’essere. Credimi, ho gustato quella pasta, davvero speciale, e ho sentito crescere dentro di me la speranza e la soddisfazione per avere incontrato qualcuno che è ancora capace di un’azione gentile per il solo piacere di farla, senza alcun tornaconto. A presto, spero di avere ancora occasione di parlare con te.