Letture&lettori: Legge Levi, il limite dello sconto

Scritture&Scrittori By Febbraio 16, 2015 No Comments

leviok-570x300-webLe librerie indipendenti insorgono contro la Legge Levi – DDL concorrenza. Il Consiglio dei Ministri discuterà il 20 febbraio un disegno di Legge sulla concorrenza che prevede diverse liberalizzazioni, tra cui quelle relative alla vendita di libri. L’intenzione di tutelare la libera concorrenza secondo condizioni di pari opportunità sul territorio nazionale, nonché di assicurare ai consumatori finali migliori condizioni di accessibilità all’acquisto e il miglior prezzo (queste le motivazioni generali del progetto di legge), avrà in questo caso un esito contrario alle intenzioni. Il mercato del libro in Italia ha bisogno di maggiori regole e maggiori investimenti che garantiscano la pluralità delle espressioni culturali, il contrasto delle posizioni dominati nei vari settori del mercato (produzione editoriale, distribuzione, commercializzazione) e la presenza di soggetti diversi piccoli e grandi che consentano ai consumatori di scegliere loro che cosa leggere e dove comprare e non il contrario: già oggi “non si legge ciò che si desidera, ciò che si pensa corrisponda ai propri gusti e alle proprie inclinazioni, ma ciò che viene imposto. Più efficace dei regimi totalitari, il mercato si impone soft e inesorabile” (Claudio Magris, Corriere della Sera del 23 gennaio 2015). Le librerie indipendenti di Milano si associano a quanti chiedono che la Legge Levi venga tolta dal DDL concorrenza, che si discuta del prezzo dei libri e di tutto il comparto dell’editoria considerando i progetti di legge già in discussione in Parlamento (proposta di Legge Giordano e altre) e coinvolgendo i soggetti oggi tenuti ai margini dei processi decisionali, formalmente legittimi ma sostanzialmente mancanti di una conoscenza reale dei problemi del comparto editoriale italiano.

Info: http://www.librerieindipendentimilano.net/

Share:

Cianfrusaglie del passato di Anna Bikont, Joanna Szczęsna La vita di Wisława Szymborska

Biografie By Febbraio 13, 2015 No Comments

13 febbraio 2015

Cianfrusaglie del passato di Anna Bikont, Joanna Szczęsna

La vita di Wisława Szymborska

Adelphi-webCianfrusaglie del passato (citazione dalla splendida poesia Scrivere il curriculum: «Sorvola su cani, gatti e uccelli, / cianfrusaglie del passato, amici e sogni») è una biografia rigorosa e documentata scritta da Anna Bikont e Joanna Szczęsna, due tra le migliori firme del giornalismo culturale polacco ed edita da Adelphi. Il libro è frutto di accurate ricerche e di lunghe conversazioni con la Szymborska stessa e con quanti l’hanno frequentata, ma soprattutto discreta. Giacché a risuonare, in ogni pagina, non è la loro voce, ma quella, irresistibilmente ironica, di una donna che – ha scritto Adam Zagajewski – «sembrava appena uscita da uno dei salotti parigini del Settecento». Scopriremo così il suo ambiente familiare, le letture, i giochi e le paure dell’infanzia, la vita nel «kolchoz dei letterati» di Cracovia e la giovanile adesione all’idea comunista, la rapida disillusione, il distacco, e poi la simpatia per Solidarność negli anni Ottanta, infine lo spartiacque del Nobel. Ma anche che la Szymborska amava i ninnoli kitsch, i gadget di pessimo gusto, i limerick e la poesia scherzosa in genere – e difficilmente potremo resistere alla tentazione di imparare a memoria le sue più impagabili battute. E scopriremo, alla fine, la sua gravità, la sua profondità, puntigliosamente celate dietro lo schermo della leggerezza giocosa e della impenetrabile discrezione.

Share:

Professione Ghost Writer: firmiamo per #dilloinitaliano

Scritture&Scrittori By Febbraio 8, 2015 No Comments

Home_dilloinitaliano-webQui di seguito trovate il testo di una petizione in favore di un uso più consapevole della lingua italiana. La petizione invita l’Accademia della Crusca a sostenere questa istanza, ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti. La lingua italiana è la nostra lingua, un nostro bene comune.
Se condividete questo principio firmate su Change.org la petizione.

“La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo. Oggi parole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spirito del nostro paese. Invitano ad apprezzarlo, a conoscerlo meglio, a visitarlo. Le lingue cambiano e vivono anche di scambi con altre lingue. L’inglese ricalca molte parole italiane (manager viene dall’italiano maneggiare, discount da scontare) e ne usa molte così come sono, da studio a mortadella, da soprano a manifesto. La stessa cosa fa l’italiano: molte parole straniere, da computer a tram, da moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi. Privarci di queste parole per un malinteso desiderio di “purezza della lingua” non avrebbe molto senso.
 Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostra lingua, c’è già.
 Ovviamente, ciascuno è libero di usare tutte le parole di qualsiasi lingua come meglio crede, con l’unico limite del rispetto e della decenza. Tuttavia, e non per obbligo ma per consapevolezza, parlando italiano potremmo tutti cominciare a interrogarci sulle parole che usiamo. A maggior ragione potrebbe farlo chi ha ruoli pubblici e responsabilità più grandi. Molti (spesso oscuri) termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e nei messaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici, nella comunicazione delle imprese, hanno efficaci corrispondenti italiani. Perché non scegliere quelli? Perché, per esempio, dire form quando si può dire modulo, jobs act quando si può dire legge sul lavoro, market share quando si può dire quota di mercato? Perché dire fashion invece di moda, e show invece di spettacolo? Chiediamo all’Accademia della Crusca di farsi, forte del nostro sostegno, portavoce e autorevole testimone di questa istanza presso il governo, le amministrazioni pubbliche, i media, le imprese. E di farlo ricordando alcune ragioni per le quali scegliere termini italiani che esistono e sono in uso è una scelta virtuosa. Il seguito della petizione su Change.org, se siete d’accordo firmate su firmate su Change.org, parlatene, condividete in rete.

 

Share: