Chi è di Milano senz’altro conosce la Bovisa, un quartiere situato nella zona nord che prende il nome dalla Cascina Bovisa attorno cui è cresciuta una borgata agricola, poi inglobata nella città nel 1873. La Bovisa ha cambiato pelle diverse volte nel tempo; da zona a vocazione agricola si è trasformata in quartiere industriale e all’inizio del ‘900  ha visto nascere i primi istituti cinematografici con i relativi studi. Oggi ha mutato volto ancora una volta ed è diventata una zona universitaria, infatti ospita una delle sedi del Politecnico di Milano, con le Facoltà di architettura, design e vari corsi d’ingegneria. Ed è qui che si svolge parte della storia che racconta Ermanno Olmi, regista bergamasco nato nel 1931, che in questo romanzo autobiografico racconta la sua infanzia, appunto tra la Bovisa e Treviglio, dove era sfollato a causa dei bombardamenti. L’Olmi grande regista non riesce a esprimere attraverso la scrittura la stessa capacità di raccontare dimostrata in tanti film, del resto il suo mestiere è un altro. Tuttavia la lettura del Ragazzo della Bovisa, questo il titolo del libro, è piacevole a patto di non avere troppe aspettative dal punto di vista letterario. L’inanellarsi degli episodi che descrivono la scoperta delle prime pulsioni sessuali da parte del protagonista, le relazioni con gli amici, i soggiorni in colonia, la paura e l’incoscienza con cui affronta l’arrivo della guerra, il cinema, l’inaspettata perdita del padre, l’arresto di un amico e gli innamoramenti, riempiono pagine dense di eventi. La lettura risulterà coinvolgente per gli appassionati di Olmi e per coloro che in qualche modo hanno vissuto l’epoca e i luoghi descritti.

Al tramonto vedemmo tornare l’aereo con il tricolore sulla coda, lo stesso che vidi la sera della partenza dei miei. Si abbassava sempre di più e noi ragazzi lo salutavamo con urla e gesti delle braccia. Fece due giri ampi e poi si abbassò sul pelo dell’acqua. Allora noi restammo col fiato in sospeso: stava forse cadendo? Arrivato in fondo al lago, si posò traballante su una vasta radura di prato incolto. Come mai? Ma cos’era successo? Arrivò un ragazzo di corsa: «È finita la guerra!» gridava. «È finita la guerra! L’ha detto la radio!»

Ragazzo della Bovisa di Ermanno Olmi
Pagine 171
Paperback, Piccola Biblioteca Oscar, Mondadori, 2004

La trama: tra la Milano buia dei rifugi del 1943 e la Milano luminosa dei balli nei cortili del 1945, passando per le strade di periferia, il borgo contadino di Treviglio e una colonia estiva sul Lago Maggiore, in queste pagine Ermanno Olmi racconta la vita di un ragazzo lombardo che molto gli somiglia, rievocando gli anni del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, segnati dalle amicizie di quartiere, le inquietudini del periodo bellico, l’ardore e il tremore dei primi amori, il dolore per la morte del padre, le incursioni al luna park, le prime malizie consumate nei cinemini di periferia. Con uno stile che alterna folgoranti accensioni liriche a disincantate sfumature ironiche, Olmi ricostruisce un perfetto quadro d’epoca, tra scorci d’ambiente e gustosi aneddoti, dando vita a una piccola commedia umana del Novecento milanese, un romanzo intenso, vibrante, bellissimo, in cui la grande Storia si intreccia e diventa tutt’uno con le piccole storie degli uomini.

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