Mi trascino fuori dall’ombra, una fatica. I contorni di alberi e panchine tremano come la gelatina nei piatti di Natale.
«Dove vai?» Jacopo parla senza guardarmi mentre accarezza la testona del mio cane.
«A casa. Fa troppo caldo per restare ancora fuori e poi devo lavorare.»
«Vengo con te.»
«No. Dove credi di andare?» Quasi grido mentre la sua ombra si allinea alla mia, dentro il vialetto.
«Mica mi negherai un bicchiere d’acqua!» Strafottente e arrogante, ecco com’è. Identico a qualcuno che conosco bene.
«Per l’acqua più avanti c’è una fontanella. Io ho da fare.» Non ho nessuna intenzione di mollare. Cosa crede quello lì?
«Senti, dammi fiducia.» Adesso è moscio, ha la testa bassa, le spalle curve. «Mica sono un tipo pericoloso. Ho bisogno di un consiglio, di aiuto.» L’ultima parola somiglia a un soffio. Lo guardo di straforo, non voglio farmi vedere coinvolta, però mi fa tenerezza e poi sono curiosa.
«Va bene, ti concedo un quarto d’ora, il tempo che lei ci mette a mangiare la pappa, poi devo lavorare.» Mi viene in mente che il caldo rende sempre più lento il mio cane perfino nel mangiare, altro che quarto d’ora.
«Grazie, grazie, grazie! Sapevo che avresti detto di sì. Tu mi puoi aiutare, consigliarmi. Grazie!» Mi saltella di fianco in preda all’eccitazione, addirittura balla, ha l’aria felice di chi finalmente ha risolto un problema. Io so già di essermi infilata in un ginepraio. Ah, gli uomini sono cianfrusaglie di cui non riesci mai a liberarti una volta per tutte.

 

Le puntate precedenti:
Luce tra le rovine
La lettrice notturna
Una serata così
Sotto stretta sorveglianza
La Violante
Ti regalo un libro
Jacopo ha letto il libro
Volevo parlare con te

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