Mezz’ora dopo ero già in macchina, l’aria condizionata a manetta, diretta verso quel paesone di periferia che è “quasi Milano”. Non avevo idea di dove fosse l’officina del padre di Jacopo. Il centro, dove finiva l’asfalto e cominciava l’acciottolato, era un’isola pedonale. Non me la sentivo di parcheggiare e inoltrarmi in quel clima tropicale e poi era normale pensare che un’autofficina fosse ubicata un po’ fuori, ai margini dell’abitato. Ho cominciato a girare, la ricerca è durata più di mezz’ora. Alla fine era quasi l’una, ora di pranzo, quando l’ho visto. Stava parcheggiando la moto sotto un casermone, il casco infilato sul braccio. Ho abbassato il finestrino.
«Jacopo, salta su.» Lui mi ha fissato stralunato, poi si è mosso nella mia direzione, piano.
«Muoviti!» ho insistito. «Guarda che entra tutto il caldo.»
«Cosa fai qui?» Già seduto sul sedile, ci stava mettendo troppo a chiudere la portiera. Ho portata la ventola dell’aria al massimo.
«Fa un freddo cane qui dentro» ha aggiunto, sistemando le gambe troppo lunghe nello spazio ristretto della mia Smart. «Come hai fatto a trovarmi?»
«È il mio mestiere venire a capo delle storie, ricordi?» Lui mi ha guardato con sospetto, però è rimasto zitto.
«Cosa hai deciso di fare? Hai avvisato la polizia dei tuoi sospetti su quel tale che spaccia?»
«Non ho fatto niente.» Era già sulla difensiva, dovevo rallentare.
«Hai ragione a non voler fare le cose di furia. Proviamo a ragionarci su insieme. Ti va?» Non dovevo spingere troppo.
«Tu cosa ne pensi?»
«Tu cosa ne pensi!» Era meglio che arrivasse da solo alla conclusione.

 

Le puntate precedenti:
Luce tra le rovine
La lettrice notturna
Una serata così
Sotto stretta sorveglianza
La Violante
Ti regalo un libro
Jacopo ha letto il libro
Volevo parlare con te
Mica sono un tipo pericoloso
Il tempo a disposizione sta per scadere
Proprio da me doveva venire?
Le nove e venti, lui è ancora qui
Un banale incidente
Adesso cosa devo fare?

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