“Un libro che mi ha fatto riflettere su Prigioni e Ali” ha scritto Anna Maria Brattoli. “Sulla necessità di morire per rinascere e, finalmente, vivere con una rinnovata consapevolezza dei propri affetti e dei propri sogni”. Un’altra appassionata recensione de La regola dell’eccesso pubblicata sul blog Cultura al femminile. Nel commento di Anna Maria Brattoli, il romanzo autobiografico che racconta la vita di Renato Tormenta è idealmente diviso in due parti: la prima fa riferimento alle “prigioni” in cui il protagonista della storia si rinchiude da solo, schiavo delle sostanze, eincapace di gestire le relazioni. La seconda riguarda la libertà, quindi la vita, in cui stanno la sua passione per il volo, l’amore incondizionato per una bambina che considera sua figlia e che rappresenta la sua unica ragione di vita. Infine, c’è il sogno di scrivere la propria storia. Da parte mia aggiungo che, come ghost writer, sono orgogliosa di avere accompagnato Renato nella realizzazione di questo obbiettivo.

 

Qui il link alla recensione pubblicata sul blog Letteratura al femminile  e qui il PDF letteraturalfemminile-wordpress-com AnnaMaria Brattoli

Qui il testo integrale della recensione di Anna Maria Brattoli
Renato Tormenta & Susanna De Ciechi, La regola dell’eccesso, 2015
Una cover raffigura un bambino che riemerge dal mare.
Un titolo che parla di una regola: eccedere.

Una vita da raccontare.
Un mare in cui, a un certo punto, si rischia di annegare. Non resta che cercare altri modi di viaggiare.
Tu non sai. Nessuno sa cosa mi porto dentro. Vorrei morire, ma più di tutto vorrei vivere.”

 PRIGIONI. (MORTE)
Lavoro. Soldi. Viaggi. Sesso. Droga. Alcool.
Seppellire se stesso. Nessun pensiero, nessuna riflessione.
Se ti viene da pensare, fatti una pista. Il problema è cosa farai stasera.
Incontri con altre anime solitarie, nei cui occhi leggere una voglia inappagata, nonostante la propria abilità di amante.
Fermarsi a sbirciare le vite degli altri, “vite normali”, e pensare quanto sia impossibile averne una simile per sé. Non-relazioni da cui uscire a gamba tesa, quando le pressioni diventavano notevoli.
“Non riconoscere neppure con se stesso di avere fame d’amore”

LIBERTÀ. (VITA)
Volo. Paternità. Scrittura.
“Solo  sull’elicottero, sospeso nell’aria, mi sentivo felice, fuori dalla vita di tutti i giorni in cui non so stare. Per aria mi trasformavo. Appartenere all’universo.
Diventare padre di una bambina non tua, ma amarla perché è tua figlia e il suo benessere è al di sopra di ogni cosa. Quale amore è più forte di un sentimento così poco convenzionale eppure intenso? Quale libertà è più forte di un sentimento paterno per una bambina che non ha il tuo patrimonio genetico, ma il cui sguardo rincorri preoccupandoti solo che sia felice?

Scrivere.
Tirò fuori quel sogno, quello più pazzo di tutti. Era un altro volo, un impulso che gli veniva dall’anima, con lui che diventava scrittore.
Quando tornerò libero, senza catene, ecco che potrei mettermi a raccontare la mia storia, scrivere l’autobiografia
L’autobiografia di Renato ha una cover con un bambino che esce dal mare, e a questo punto assume per me un altro significato. Quel “Bambino”, quella parte pura ed essenziale presente in ciascuno di noi, è pronta a inseguire il sogno più pazzo e, forse, il più autentico.
Cedere di nuovo, una ricaduta. Un fallimento definitivo e crudele
Non accadrà. Non a a te.”

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