In questi giorni ho notato la pubblicità di una nuova fiction di recente programmazione: Romanzo Famigliare, una serie tv diretta da Francesca Archibugi. In realtà quello che mi è saltato all’occhio è stato il modo in cui è scritto famigliare, considerato che io preferisco da sempre utilizzare la grafia senza la “g” e scrivo familiare. La fiction mi ha fatto venire in mente Cronaca familiare, un film del 1962 diretto da Valerio Zurlini tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Vasco Pratolini, uscito nel 1947, ma anche Lessico famigliare, il romanzo autobiografico di Natalia Ginzburg vincitore dello Strega nel 1963. Ricordo che ai tempi in cui andavo a scuola io, il famigliare con la “g” era considerato un errore e in quanto tale veniva corretto. In realtà le due forme sono ammesse anche dall’Accademia della Crusca che specifica: “... l’accostamento alla parola base ha favorito lo sviluppo di forme parallele con l palatale (graficamente gli): famigliare e simili accanto a familiare. Entrambe le serie sono accettabili e come tali sono registrate dai dizionari. Quelle più diffuse – e quindi anche più consigliabili, non essendo in gioco un’opposizione che coinvolga la correttezza grammaticale – sono quelle di tipo “dotto”, col gruppo l + i semiconsonantica conservato. […]». Il DOP, Dizionario di Ortografia e Pronunzia di Migliorini-Tagliavini-Fiorelli, estremamente utile in caso di simili incertezze, scrive a sua volta: «familiare o famigliare agg. – la stessa alternanza nelle voci der.: familiarità […] o famigliarità […], ecc.», idem per gli altri termini“.
Lo scrittore, fantasma o meno che sia, può scegliere di utilizzare familiare o famigliare, come foliazione o fogliazione e altre forme simili, adottando la grafia che preferisce purché, aggiungo io, lo faccia in modo consapevole. Lo so, può sembrare una questione di lana caprina, ma la nostra lingua è zeppa di regole complesse e anche con tutta l’attenzione possibile, nessuno è esente da errori. Imparare, ripassare e talvolta scoprire regole che per ignoranza o pregiudizio abbiamo disatteso, è sempre utile. Anzi, è proprio ciò che fa la differenza se si appartiene alla scuola di quelli che pensano che la forma sia anche sostanza.

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