Quando leggo per il mio piacere sono una lettrice onnivora e disordinata tanto quanto divento precisa e metodica nella selezione dei libri che servono al lavoro preparatorio e di approfondimento quando lavoro alla scrittura di una storia in qualità di scrittore fantasma. Per questo mi è capitato di incontrare  “Il sopravvissuto” di Antonio Scurati pescando a caso in una delle pile di libri che, dopo avere stazionato in un bilico precario per molto tempo accanto al mio letto, sono crollate sotto l’urto della coda di Tina, la mia #similjackrussell, onnipresente mascotte della ghostwriter. Nel ricostruire lo skyline improbabile che accompagna i tomi che confortano le mie notti, ho estratto la pistola che campeggiava sulla copertina, incuriosita dall’associazione di un’arma con le poche informazioni che avevo sulla prosa di Scurati.
La trama del libro è ispirata al massacro della Columbine High School. La scena si apre in un liceo come tanti; è il 18 giugno del 2001, primo giorno degli esami orali di maturità. Andrea Marescalchi, prof. di storia e filosofia, è in palestra con i suoi colleghi di commissione;  il gruppo degli insegnanti attende l’arrivo del primo studente a dover essere interrogato. Si tratta di Vitaliano Caccia, un ventenne problematico e ripetente che quasi sicuramente verrà di nuovo bocciato. L’atmosfera, resa pesante da una calura insopportabile, rallenta lo scorrere del tempo; il ragazzo è in ritardo, già qualcuno pensa che non si presenterà quando, preannunciato dal rombo della sua moto, Vitaliano arriva, entra nell’aula, estrae una pistola e uccide sette degli otto professori lì riuniti. L’unico a essere risparmiato è Andrea Marescalchi che da quel momento diventa il sopravvissuto che non smette di interrogarsi sulle sue responsabilità di insegnante rispetto alla strage compiuta dall’alunno cui teneva di più; il resto del libro è imperniato sul disagio e la depressione del prof. e sulla sua ricerca di una spiegazione al gesto di Vitaliano. La narrazione è composta da capitoli che alternano la voce del Marescalchi, diventato un mito nazionale nel suo ruolo di sopravvissuto, dello psichiatra che lo prende in cura, del magistrato che conduce le indagini, cui si alternano altri capitoli che riportano al “diario” tenuto dal Marescalchi sui suoi rapporti con gli studenti. La storia indaga la difficile stagione dell’adolescenza, le difficoltà dei rapporti tra giovani e adulti, in modo particolare indaga le relazioni con gli insegnanti. La conclusione del percorso sfocia nel quasi certo fallimento dell’avvio all’età adulta di questi ragazzi cui una realtà squallida toglie la possibilità di sognare per poi volare alto. La scrittura utilizza parole precise, lo stile è coinvolgente. Il libro, certo non a caso, si chiude il 10 settembre del 2001.

La citazione
… per essere finalmente onesto con se stesso, Andrea… Lui, in tutta la sua vita di insegnante, e di uomo, non aveva mai creduto  all’intervento terapuetico  che mette capo a una guarigione. Lui credeva nella cura, non nel risanamento. E la cura dura tutta una vita. Lui, anche in materia di destini personali, non aveva mai osato sperare oltre la pozione balsamica , il refrigerio momentaneo, la terapia del dolore. Lui era per la politica della riduzione del danno, anche quando si trattava di droghe dello spirito. I ragazzi come Vitaliano potevi soltanto accoglierli in strutture protette, in camere tiepide, fornire loro aghi e siringhe asettiche, allungargli il bacile quando vomitano, tenerli al caldo, rimboccargli le coperte e lasciare che si cerchino la vena in un posto pulito, illuminato bene, invece che nel gelo sotto un ponte ferroviario, in fondo a un binario morto“.

Il sopravvissuto di Antonio Scurati
Bompiani – 2005 – Pagine 370

Premi: Premio Campiello, Premio Campiello – Selezione Giuria dei Letterati
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