Sono partita da un documentario sui gatti girato in Giappone, nell’isola Tashirojima, e sono arrivata a riflettere sulla vecchiaia. Ogni volta che qualcosa mi rammenta che l’età matura sta per divenire anch’essa un ricordo, mi consolo considerando quanto sia appropriato il mestiere che mi sono scelta: essere una ghostwriter, o se preferite uno scrittore fantasma, ha in qualche modo a che vedere con l’entrare e l’uscire da quella dimensione di mezzo che mi porta a navigare le vite degli altri, i narratori che mi raccontano le storie che traduco in romanzi, e a superare i limiti del tempo. Non è una condizione che riguardi qualsiasi ghostwriter, di sicuro riguarda me e il modo speciale in cui svolgo il mio lavoro, ed è solo mia, ne sono orgogliosa e ha molto a che vedere con l’avere vissuto, con le esperienze che ho accumulato avanzando nel tempo della vita. Per questo il mio non è un mestiere per giovani, piuttosto è uno dei privilegi che mi concede il mio meraviglioso autunno.

Inoltrarsi con grazia e soddisfazione oltre l’età matura richiede impegno e tantissima fortuna, una cosa aiuta l’altra e nulla è dato gratis. Lo so, sono concetti scontati, tuttavia vedo tanti miei coetanei sprecare quello che potrebbe ancora essere del buon tempo da vivere al meglio come se avessero a disposizione un numero di ore, giorni e anni infinito. A volte, invece mi guardo intorno e vedo legioni di vecchi infelici, in attesa dell’unico evento in grado di risolvere qualsiasi affanno. Dicono: se sei vecchio non hai un futuro. Morirai, probabilmente terrorizzato e scontento, quasi mai pacificato e soddisfatto.

Eppure, soprattutto in questo momento storico così difficile, in cui la rabbia e la depressione sono compagne del risveglio di gran parte della gente, non abbiamo alcun diritto di sprecare la vita che ancora ci spetta e ci aspetta poiché abbiamo delle responsabilità verso i più giovani. A oggi le nazioni “super-anziane”, come vengono definite nel rapporto Moody’s sull’invecchiamento della popolazione mondiale gli Stati con più del 20 per cento della popolazione sopra i 65 anni, sono Germania, Italia e Giappone. In Italia l’indice di vecchiaia è di 148,6 anziani ogni 100 giovani.

Ma torniamo al film documentario Cat Heaven Island (2016) diretto dal regista americano Landon Danoho, girato a Tashirojima, dove vivono più gatti che esseri umani. La popolazione dell’isola è rappresentativa della cultura giapponese e mostra come questa comunità, composta soprattutto da pensionati molto uniti tra loro, viva con gioia l’identità dell’isola e ami curarsi dell’”invasione” felina.

Poiché l’83% della popolazione ha oltre 65 anni,
il Giappone ha classificato l’isola genkai-shūraku, “paese terminale”.

“Si tratta di un’adorabile isola di sogni” dove “gli anziani e i giovani si tengono per mano, ridendo e piangendo”, canta Kazuo-San, l’anziano del villaggio. “Benvenuti a Taroshijima, isolata dalle montagne, casa di una popolazione di gatti che è il doppio di quella umana ed è felice di esserlo”. È da oltre un secolo che questa affascinante cittadina di pescatori si è dedicata a diventare un vero e proprio luogo di venerazione dei felini e dei suoi custodi. Un santuario a forma di gatto osserva il viavai di ogni giorno, mentre gattini giocherellano per le stradine dell’isola e palline decorate con musi di gatti adornano alberi che danno sul lungomare. Circondata da bellezza rurale e isolata dal continente da condizioni ambientali estreme che limitano il passaggio dei visitatori, Taroshijima offre un vero e proprio paradiso per la sua comunità. Negli ultimi anni Taroshijima ha affrontato momenti difficili. Le conseguenze devastanti del terremoto di Tohoku nel 2011 hanno aumentato i rischi per la popolazione felina, tra cui un’epidemia infettiva e un flusso di corvi predatori. Contemporaneamente, un drastico abbassamento della popolazione umana per l’assenza di una scuola e un ospedale. Sono passati molti anni dai momenti di gloria. Il 78enne Abe-San descrive la festa locale in cui una grande statua a forma di gatto veniva portata in giro per l’isola, dichiarando tristemente “ora non abbiamo più nessuno che possa portarla”. Ciò nonostante gli abitanti di Taroshijima sono pieni di speranza e buona volontà: sgusciando ostriche, riparando le barche da pesca cadute e prendendosi cura dei gatti, ma anche aiutandosi a vicenda, danno prova di grande generosità.

 

Cat Heaven Island – dal 23 aprile al 2 maggio 2018 Fondazione Cineteca Italiana propone questo film in esclusiva presso il Cinema Spazio Oberdan a Milano.
R. e sc.: Landon Danoho. Prod.: Tongal Inc. Giappone, 2016, 55’, col., doc.
Sulla piccola isola Tashirojima vivono circa un centinaio di persone ed è credenza popolare che i gatti portino fortuna. Per questo motivo i suoi abitanti hanno iniziato ad accudire i piccoli randagi, tanto che sono aumentati così tanto da essere più del doppio della popolazione umana. Circondata da un paesaggio naturale incontaminato e caratterizzata da poco turismo, Tashirojima è un vero paradiso per i suoi abitanti – bipedi e quadrupedi – ma poiché l’83% della popolazione ha oltre 65 anni, il Giappone l’ha classificata genkai-shūraku. “paese terminale”.

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