Un paio di sere fa ho visto su Rai3 Ulisse, il programma di Alberto Angela di solito imperniato sulle bellezze dell’Italia. Questa volta la puntata era dedicata al ricordo del 16 ottobre 1943, data in cui è avvenuto il rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. Angela ci ha accompagnato in un viaggio terribile fino ad Auschwitz-Birchenau, ci ha riportato a quello che è stato l’inferno in terra e poi ci ha condotto al Memoriale dell’Olocausto a Berlino. Il suo è stato un racconto dell’orrore che ancora una volta ci impone di interrogarci sul perché e il come certi fatti siano potuti accadere affinché la storia non si ripeta.

È scontato sottolineare la necessità di mostrare questa puntata di Ulisse nelle scuole. Inoltre può essere uno spunto per tenere viva l’attenzione sugli appelli che si susseguono in rete per riportare il tema di Storia alla maturità – tra gli altri ne parla il Corsera qui. Sull’utilità della Storia e della Memoria storica condivido ciò che dice Luigi Migliorini Mascilli, presidente della Società per lo studio della storia contemporanea: «La storia è la base del diritto di cittadinanza, un cittadino capace di giudizio deve avere una conoscenza storica. Non c’è società del mondo che non abbia rapporto col passato: anche nelle vite singole ricapitoliamo quanto ci è accaduto perché siamo il frutto di quegli eventi».

Le nostre storie, le nostre vite, stanno sempre dentro il flusso della Storia, anche adesso. Non possiamo evitare di confrontarci con ciò che avviene intorno a noi, soprattutto oggi, avendo sempre presente la citazione di Primo Levi: “Ognuno è l’ebreo di qualcuno”.

Dopo il monito della Storia ripreso da Alberto Angela, penso alla storia spicciola prodotta di recente nel nostro Paese.

Oggi la politica è frutto di un pensiero ignorante e grossolano che non è in grado di sviluppare in modo efficace e coerente neppure le iniziative dovute, come ad esempio quella legata a un reddito di inclusione che favorisca chi si trovi in difficoltà. Quel che ho visto fino a ora sono nuovi muri, frontiere chiuse, la guerra ai vu cumprà sulle spiagge, il sequestro di una nave carica di disperati, l’apartheid sulla pelle di alcuni bambini, la lotta ai poteri deboli e buoni a Riace, perfino un’imitazione delle leggi razziali applicate ai negozietti etnici, rei di chissà cosa e ci sarebbe molto altro da dire se poi dovessimo parlare di economia.

In tutto questo brilla l’assenza di iniziative concrete a favore della cultura e dell’ambiente.

Questi i fatti cui si aggiunge chi ride di niente da un balcone e chi eccede nell’uso di toni violenti, rendendo manifesta l’incapacità di portare avanti un dialogo civile con chicchessia.

Come interpretare i segnali della Storia che stiamo vivendo? Cos’è questo se non il susseguirsi di una serie di gesti miserabili?

Se non ci fermiamo a riflettere su ciò che sta avvenendo, siamo davvero un Paese in declino in cui le persone non sanno più pensare.  Eppure io ancora non voglio crederlo.

 

Immagine dal web.

 

 

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