“Vorrei scrivere un libro, ma non grosso. Tipo un libretto, credo si dica elzeviro”. Tra le richieste strampalate che ricevo, questa la colloco tra le perle. A parte che i libri non si misurano in relazione al peso o ai centimetri di spessore, il paragone tra un libretto e un elzeviro è improprio.

Secondo la Treccani si dice elzeviro l’articolo di fondo di un giornale dedicato ad argomenti di carattere letterario, artistico, storico, erudito, spesso con taglio critico. Così chiamato dal carattere tipografico in cui un tempo era stampato (e, appunto, perché usato ad Amsterdam dai tipografi Elzevier).

Qualcuno obbietterà che elzeviro non è una parola di uso comune, non è obbligatorio conoscerla. Sono d’accordo. È lecito non conoscere il significato di una parola, per evitare cantonate io consulto di continuo il vocabolario; quello che mi dà fastidio è la mancanza di consapevolezza da parte di chi mi contatta proponendomi un progetto di scrittura e chiede un “libretto”, anzi un elzeviro. Di certo non sarò io a scriverglielo.

scrivere un libroRiguardo l’elzeviro c’è parecchio da dire.  È un articolo di approfondimento e, non essendo un pezzo di informazione, dovrebbe brillare soprattutto per le qualità letterarie. Antonio Giardullo ne L’avventura delle parole racconta che l’elzeviro fece la sua prima comparsa nel numero 25 dell’11  dicembre 1901 sul Giornale d’Italia per volontà del direttore Alberto Bergamini che in quella data inaugurò la terza pagina dedicata agli approfondimenti culturali. In quel caso il pezzo fu dedicato alla rappresentazione romana della Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio, interpretata da Eleonora Duse. L’articolo fu composto in tipografia con un carattere elegante, dall’occhio sottile, lo stesso che Christoffel van Dyck aveva disegnato e fuso per gli editori olandesi Elzevier, dai quali il font prese il nome.
L’elzeviro è dunque un carattere di piccolo corpo tipografico, ma ben nitido e leggibile che permette, rispetto ad altri caratteri, di ridurre il numero delle pagine di un’opera stampata. più di uno storico dell’arte tipografica fa risalire a questo carattere la nascita delle edizioni tascabili. verosimilmente però “i tascabili” hanno origini più antiche e risalgono all’encherìdion, parola greca che significa “libro che si tiene in mano”, da cui il nostro manuale.
Oggi il termine elzeviro – nel senso di articolo – ha assunto una sfumatura peggiorativa, non ha più quel carattere distintivo di “prova d’arte” ed è difficile distinguerlo dall’editoriale che è pur sempre un testo di approfondimento.

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Immagine dal web:
Milano – Teatro alla Scala: Francesca da Rimini
– La prima terza pagina del Giornale d’Italia di Bergamini,

 

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