È passato circa un mese dall’ultimo post pubblicato qui, un’assenza lunga e insolita per le mie abitudini. In questo tempo ho avuto giornate molto piene sia per quanto riguarda il lavoro sia in relazione a particolari impegni di carattere personale, tuttavia sono altri i motivi che mi hanno tenuto lontano da queste pagine. Ho tralasciato di scrivere perché non trovavo coerente trattare temi incongruenti con quello che sto vivendo. Mi sarei sentita fuori luogo affrontando argomenti inappropriati per il presente scombinato, angosciante e indecifrabile che stiamo attraversando: la pandemia dentro casa, le notizie di amici e conoscenti che si scoprono positivi, e sono tanti, troppi, e tra loro c’è chi sta molto male. Ho rallentato per fare i conti con la mia inadeguatezza, per ritrovare la misura di una calma che a tratti vacilla, per ordinare i pensieri che si accavallano e si scontrano. Tuttavia è quasi impossibile sfuggire allo starnazzamento di quelli che sanno e di quelli che non sanno, e sono loro a gridare più forte, impegnati a esternare una massa enorme di opinioni, narrazioni, impressioni, balle spudorate, raccontate e discusse con parole scritte, o gridate, spesso sbagliate, frasi interrotte ancora prima di arrivare al punto, rigurgiti di menti stravolte. Il pandemonio crescente mi ha disorientata, poi disgustata. Ora tralascio di leggere, di ascoltare e di scrivere di certi argomenti e del resto la mia opinione, come quella della maggior parte delle persone, non aggiunge e non toglie nulla alla realtà: tanto vale tacere. E allora  mi rifugio nel silenzio e nel farlo immagino me stessa come una tartaruga ritratta nel carapace per il letargo invernale. È un modo come un altro per tentare di resistere in un equilibrio precario. Chissà se nel tempo del sonno riuscirò a fare un bel sogno?

Foto di Comfreak da Pixabay

“La tartaruga lunghissima nelle sue operazioni ha lunghissima vita. Così tutto è proporzionato nella natura; e la pigrizia della tartaruga, di cui si potrebbe accusar la natura, non è veramente pigrizia assoluta, cioè considerata nella tartaruga, ma rispettiva. Da ciò possiamo cavare molte considerazioni”.  Giacomo Leopardi

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