Il De senectute di Norberto Bobbio, opera scritta tra il 1979 e il 1996 in cui Bobbio racconta se stesso e il suo tempo riflettendo sulla vecchiaia, ha uno spazio stabile sulla mia scrivania dal lontano 1999; certo il libro è squadernato, i bordi sono costellati di post-it che fanno da segnalibro e a me ricordano i petali di una margherita, l’interno e tutto una sottolineatura a matita, con l’aggiunta di alcuni paragrafi evidenziati in giallo. A questo punto i lettori dei libri senza neppure una orecchia saranno inorriditi, ma io sono quel genere di lettore che ama “lavorare” anche sulle pagine altrui: più un libro mi piace, più lo vivo, lo consumo, lo tengo vicino a costo di macchiarne la copertina con il caffé. Il De senectude è tra i pochi libri che tengo sempre davanti agli occhi, senza vederlo per mesi, poi capita che una mattina come questa io apra a caso una pagina e ritorni su un paragrafo che avevo incorniciato e, tra le tante considerazioni che mi vengono in mente nel rileggere poche righe, il richiamo alla saggezza è ciò che mi colpisce di più. Ogni età serve a costruire la saggezza, infatti quella speciale capacità di ponderare con equilibrio qualsiasi scelta che la vita ci propone, o impone, non è solo dei vecchi. Tuttavia la saggezza sta diventando obsoleta, un reperto da collocare nel museo dei buoni principi di una volta. È qualcosa che non appartiene più alla società in cui mi trovo ad abitare in questo tempo e mi manca il non ritrovarla negli occhi di chi incontro.

ghostwritercit.da De Senectute e altri scritti autobiografici di Norberto Bobbio:
I pensieri di una persona anziana tendono a irrigidirsi. A una certa età si stenta a cambiare opinione. Si diventa sempre più ostinati nelle proprie convinzioni, più indifferenti  a quelle degli altri. I novatori vengono guardati con sospetto. Sempre più affezionati alle vecchie idee, e nello stesso tempo sempre più diffidenti verso le nuove. L’eccessivo attaccamento alle proprie idee rende più faziosi. Mi rendo conto io stesso che devo guardarmene. Non è diminuita la curiosità di sapere. Ma è sempre più difficile soddisfarla, non solo per l’affievolirsi delle energie intellettive, ma anche per gli spazi sconfinati che la mente umana ha conquistato e continua a conquistare con con rapidità vertiginosa in questi ultimi cinquant’anni nella sfera della conoscenza e ancora più nelle applicazioni pratiche che ne sono derivate. Di quest’era nuova  una persona della mia età, per quanto si metta con tutti gli sforzi possibili sulla punta dei piedi, riesce a intravedere solo le prime ombre.
Non è del resto necessario, e tanto meno meritevole, restare sempre sulla breccia. È, al contrario, un atto di saggezza – di quella saggezza che viene attribuita come peculiare virtù a chi è giunto alla fine della corsa della vita – guardare senza troppa indulgenza al proprio passato, non fare troppo affidamento sul proprio incertissimo avvenire e, quanto al presente, salire ogni anno più in alto sugli spalti, cui giungono meno nitide le immagini degli attori e più fioche le voci della strada”.

 

Immagine dal web : Allegoria della Prudenza è il titolo dato ad un quadro di Tiziano raffigurante tre teste umane, un vecchio, un uomo maturo ed un giovane, che sovrastano tre teste animali, rispettivamente un lupo, un leone ed un cane. Eseguito a olio su tela tra il 1565 e il 1570, il quadro misura 76.2×68.6 cm

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