Tentare di bloccare il tempo o, peggio, di riportare le lancette indietro, equivale a cercare di fermare il vento con le mani: non si può fare. E il contrario? In questo periodo il tempo ha accelerato, nelle ultime settimane ha preso uno slancio inarrestabile. Il fenomeno è interessante, lo riconosco, ma per chi, come me, ha vissuto anni migliori di questi, che si nutrono solo di tragedie e violenza, non è una consolazione. Io non riesco, e non voglio, registrarmi su un presente che mette in mostra soprattutto smorfie maligne, sguardi vuoti e pochi sorrisi. Se da un lato patisco, come tanti, dall’altro non dimentico che ho la fortuna di abitare in un cantone privilegiato in cui ancora non manca niente, a parte quel po’ di libertà che ci hanno già fregato, per ora.

Nel frattempo tocca arrangiarsi per sopravvivere e, visto il clima pesante, occorre ricentrarsi all’interno di un equilibrio precario tutto da costruire. Qual è la strada? Nessuno lo sa, ognuno cerca una  ricetta; alcuni preferiscono evitare qualsiasi canale di informazione per non sapere, per restare al sicuro dentro la propria bolla, mentre io sono convinta che sia un delitto praticare l’indifferenza. Nel frattempo, trovo sollievo concentrando l’attenzione su ciò che più mi piace fare; al riguardo, ho dei programmi che aggiorno di continuo mentre lavoro alla scrittura del libro che ho in corso.

Tutta questa premessa per dire come sono arrivata a leggere “Questioni delicate che ho affrontato dall’analista” di Matthew Klam, uscendo dalla regola per cui, mentre sto scrivendo un libro, leggo soprattutto testi utili ad approfondire gli argomenti che affronto nella scrittura.

Avevo bisogno di ridere, almeno di sorridere, e mi sono ricordata che un amico mi aveva suggerito Klam come medicina.

Questioni delicate che ho affrontato dall’analista è una raccolta di racconti, sette per la precisione, che hanno come tema centrale il rapporto di coppia ed è scritto benissimo. Al primo racconto sono rimasta sconcertata (oltre che parecchio divertita, non lo nego), ma ho sentito il bisogno di prendere fiato e, per un po’ sono tornata alla lettura dell’altro libro che ho sul comodino, di cui forse scriverò, o forse no. Un paio di giorni fa, mi sono immersa di nuovo nelle storie di Klam e il disincanto e l’ironia che permeano ogni pagina mi hanno ipnotizzato: non ho più smesso di leggere fino a che sono arrivata all’ultima pagina.

Klam conosce intimamente i suoi personaggi, riguardo a ciò avrei molte domande da fargli. Nel libro mette in scena il presente con oltre vent’anni d’anticipo, o forse è più corretto dire che la società in cui viviamo, che ci appare guasta, ha covato i disturbi che l’hanno portata al punto in cui siamo adesso da molto, molto tempo. Insomma, abbiamo vissuto a lungo sull’orlo di una crisi di nervi, poi siamo diventati pazienti ideali per gli analisti, ora ci mettono in grado di non nuocere grazie al TSO.  Questo nel migliore dei casi, quando arrivano in tempo per impedirci di produrre danni irreparabili.

I racconti, mi hanno fatto ridere, e in qualche caso perfino sghignazzare apertamente, eppure mi hanno anche disturbata. Gli uomini di Klam sono irrisolti, frastornati e indecisi, subiscono gli eventi da sottomessi al potere, illudendosi di trovare soluzione ai loro problemi in quel che, più che il risultato di una scelta, è la conseguenza di un agire per inerzia; in qualche racconto le donne hanno una sorte migliore, ma nessuno brilla, nessuno prova a governare un progetto di vita che in realtà neppure esiste. Certi comportamenti dei protagonisti e anche il loro l’intimo sentire, sono la fotografia della realtà comune a tanti, così come alcune situazioni riportano a esperienze consuete. Se durante la lettura del libro si ride molto, vivendo il qui e ora non si può non disperare.

Era questo il momento giusto per leggere Klam? Le sue storie non mi hanno consolato, anzi, ma il libro mi è piaciuto molto.

 

Questioni delicate che ho affrontato dall’analista di Matthew Klam
Traduzione di Matteo Colombo
Editore Minimum Fax, 2002-2012

Dalla quarta di copertina: Sette racconti, sette brillanti variazioni sul tema dei rapporti di coppia, i cui protagonisti sono tutti uomini al bivio: fra i trenta e i quarant’anni, fra solitudine e matrimonio, fra riuscita e fallimento. Vincent si sente chiedere dal fratello di donare sperma per inseminare la cognata; Sam si innamora di un’angelica creatura presentatagli dalla sua ragazza, che si rivela però non appartenere al gentil sesso; Mike vive nell’incubo di preparare un cocktail sbagliato al più famoso giornalista americano, che è per di più suo suocero. Questi racconti sono popolati da fidanzate e da ex, mogli dolcissime o isteriche, genitori assenti o troppo ingombranti, pelosissimi cani da spazzolare e fratelli assunti come pr dalla mafia. In equilibrio fra quotidianità e iperrealismo, brillano di ironia pungente, strappano risate ma toccano con un’onestà profonda e quasi dolorosa le verità di quello che chiamiamo «amore».

 

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