Caspita, sono mesi che non scrivo qui. Un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché mi è mancata la voglia. Ora però sono in pausa: ho messo la parola Fine all’ultimo memoir e prima di iniziare a lavorare al prossimo romanzo (sempre da ghostwriter, sempre per altri), mi concedo qualche giorno di dolce far niente.

Stamattina ho visto una cosa che mi ha fatto ridere, poi la risata si è trasformata in un digrigno, infine è sfumata in un smorfia di compianto per il presente paltoso in cui siamo sospesi.
Adesso vi racconto.

Sono andata a comprare il pane. Parcheggio sempre nello stesso posto, davanti a un muro con i manifesti funebri. Oggi avevo tempo e li ho letti: Francesco M., 83 anni. Adele N. vedova P., 74 anni. Rosa G. vedova R., 86 anni.

Avete notato? Un uomo. Punto. E due vedove. Non due donne, no. Due vedove, nero su bianco (del resto se sei morto il nero è il tuo colore). Quella parola, ficcata lì secondo tradizione, mi è sembrata assurda. Vedove. Magari subalterne, secondarie, o forse no. Donne confinate in un ruolo condizionato anche da morte.

Perché?

La definizione è superflua, ma rivela tutto. Quelle donne, morte già vedove, hanno avuto vite piene: relazioni con la famiglia del marito, con i figli, con amici, nuore, nipoti. Magari con un avvocato per il divorzio, o una cartomante per sapere se lui le tradiva, o con un investigatore privato. Hanno faticato dentro e fuori casa, spesso senza riconoscimenti. Forse hanno fatto cose straordinarie, ormai dimenticate. Loro sono morte. Ma continueranno a essere soprattutto vedove di. I mariti, anche senza volerlo, ne rivendicano la proprietà pure dall’aldilà. E la scritta finirà sulla lapide, perché nemmeno al camposanto hanno il diritto di rivendicare il loro stato di esseri umani liberi.

Ho letto necrologi per una vita, ho frequentato parecchi cimiteri, eppure non ci avevo mai fatto caso: lo stato di vedova dura per l’eternità, almeno per la mia generazione. I vedovi invece? Non esistono. La moglie, viva o morta, non rende un uomo meno libero. Né da vivo né da morto.

In questo presente che fa piangere, sono sempre più convinta che una risata ci seppellirà tutti.
Del resto qualcosa cambierà, sta già cambiando.

 

Immagine d’apertura Di D. Dibenski – images.fws.gov ([1]), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3440966 – Uno stormo di passeri attraversa il cielo.
Nella mitologia greca, gli psicopompi sono guide che accompagnano le anime dei defunti verso l’aldilà e spesso sono animali. In tempi recenti, Stephen King ha attribuito ai passeri il ruolo di psicopompi nel suo romanzo La metà 0scura (1989), un libro che vale la pena leggere.

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