Mezzanotte è passata da pochi minuti, sto ancora scrivendo quando arriva una mail, altre foto.
Un secondo dopo, Tormenta compare su Skype, l’eterna sigaretta tra le dita della mano buona, la faccia tirata per la stanchezza.
«Allora, Renato, cómo estás?»
Lui mi guarda con un mezzo sorriso scuotendo la testa: «Comment allez-vous? Ricordi, Susanna? Sono a Nizza». Si sporge dal balcone e mi offre uno scorcio di panorama dallo schermo del tablet: qualche lampione nel buio della notte, l’insegna di un hotel, una piazza che lascia intuire una macchia scura di verde sul fondo.
«Sono stanco, non sono allenato a fare tante ore di moto.»
«In effetti, alla tua età dovresti riguardarti.» Lo dico apposta, mi diverte farlo innervosire. Nasconde la faccia nell’ombra. Non ho bisogno di immaginare la sua espressione scocciata, lo conosco quasi meglio di quanto si conosca lui. Sono la sua ghost.
«La signora della foto, quella che sta leggendo il nostro libro, chi è?» domando.
«L’ho incontrata al bar, ci siamo messi a chiacchierare. Io avevo una copia del libro, non esco mai senza. Mentre prendevo un frullato lei ha iniziato a sfogliarlo, quando ho finito di bere si era spostata su un divano ed era intenta alla lettura.»
«E dopo?»
«Dai Susy, che domande fai.»
«Ho capito.»
«Ti mando un’ultima foto e vado a dormire. Domani ho in ballo quella cosa.»
«Quale cosa?»
Skype si chiude su di lui che mi manda un bacio.

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