Ho conosciuto EWWA (European Writing Women Association) un anno fa, in occasione di un workshop organizzato a Milano sul tema della scrittura. Mi sono associata, in qualità di ghostwriter, e ho continuato a tenere d’occhio le attività del gruppo sui social. Nel frattempo sono entrata in relazione con qualche “EWWA”. Ho scoperto persone simpatiche, disponibili e preparate. Da qui l’idea di approfondire la conoscenza con un’intervista a Viviana Giorgi, scrittrice, una delle socie fondatrici.

Viviana Giorgi intervistata da Susanna De Ciechi Il tuo ghostwriterLa prima domanda è scontata: cos’è Ewwa? Come e quando è nata?
L’idea di EWWA si è concretizzata attraverso una serie infinita di telefonate nel settembre 2013, a una settimana dall’inizio del Women’s Fiction Festival di Matera, la prima manifestazione nata in Italia dedicata alla narrativa femminile. In quei pochi giorni le sette socie fondatrici – Alessandra Bazardi, Mariangela Camocardi, Maria Teresa Casella, Adele Vieri Castellano, Elisabetta Flumeri, Gabriella Giacometti e la sottoscritta – con una buona dose di incoscienza e di entusiasmo, hanno creato EWWA senza supporre che avrebbero ottenuto in pochi mesi un seguito così forte. La settimana successiva, al WFF di Matera, nasceva ufficialmente EWWA, un’associazione senza fini di lucro aperta a tutte le professionalità che si occupano di scrittura: sceneggiatrici, editor, giornaliste, traduttrici, blogger, scrittrici, editori ed esperte di comunicazione culturale.

Anche una ghost writer, ora! Quali sono le vostre attività?
Il nostro primo obbiettivo è migliorare le competenze delle nostre socie. Lo facciamo confrontando le diverse esperienze in tutti i settori dell’editoria, attraverso una rete di contatti che si sviluppa in modo orizzontale tra le aderenti a EWWA. Analizziamo le esigenze più ricorrenti e i temi che ci vengono proposti attraverso il dialogo con le nostre iscritte. In seguito realizziamo workshop coerenti con le necessità e il momento. Il nostro è un movimento di sostegno al mondo della scrittura femminile che non ha eguali nel Paese. Abbiamo dei poli al lavoro in tutta Italia, dalla Sicilia al Veneto, gruppi di socie che si impegnano ad organizzare eventi e workshop. Inoltre, sta nascendo un polo a Monaco di Baviera e abbiamo socie in Francia e Spagna. Purtroppo non tutte le EWWA possono partecipare agli incontri, per questo ci stiamo impegnando nel realizzare i video degli eventi più importanti, che poi postiamo sul sito.

EWWA è molto presente sui social. Sbaglio o sono il vostro principale canale di promozione e informazione? Inoltre mi pare che la maggior parte delle socie siano scrittrici di rosa. È una scelta o un caso?
È vero, siamo molto presenti sui social e la maggior parte delle persone che arrivano a noi lo devono proprio alla navigazione in rete. È anche vero che quasi tutte le iscritte a Ewwa sono legate al romanzo femminile e molte in particolare al romanzo rosa. Senza voler fare alcuna polemica, ho notato che a volte c’è un po’ di supponenza tra gli autori nei confronti di questo genere letterario, da alcuni considerato minore. A questo proposito tengo a fare una precisazione importante: non ci proponiamo come autori, ma come scrittori e cerchiamo di dare alle nostre socie un’idea di professionalità che è diversa da quella della letteratura intesa come torre d’avorio, la cui scalata è riservata a pochi. È un’immagine cui siamo abituati da tempo che oggi è perfino un po’ logora.

Questo punto di vista è molto interessante. In che direzione si muove Ewwa?
Ci interessa portare avanti l’idea, più attuale, della necessità di avere una professionalità nella scrittura e nella gestione imprenditoriale di questo mestiere. Dobbiamo saper amministrare le relazioni e i compiti correlati a questa attività.
La filosofia di Ewwa prende esempio dagli U.S.A. dove ormai si sono affermati molti autori indie, ovvero indipendenti, che pubblicano in modo “ibrido”, sia come self publisher sia con gli editori, a seconda dei casi. Al nostro interno ospitiamo scrittrici di narrativa femminile rosa, ma anche di fantascienza, gialli, storici, paranormal eccetera. Nelle nostre fila ci sono editor, editori di piccole case editrici, giornaliste, traduttrici. Ricordiamo che il rosa è il genere più scritto e anche quello più letto dalle donne e comprende molti sottogeneri. Un tempo c’erano meno autrici di rosa perché erano pochi gli editori che lo pubblicavano. Oggi c’è il self-publishing e allora…

Ecco il punto: tutti pubblicano. Fermo il diritto di ciascuno di scrivere ciò che vuole e pubblicarlo, occorrono dei filtri. È necessario distinguere gli hobbisti e i professionisti. Ci vuole un discrimine come ci dovrebbe essere nel mondo dell’editoria tradizionale che ora vive una transizione assai difficile e confusa. Qual è la posizione di Ewwa?
Crediamo che self ed editoria tradizionale possano convivere benissimo, ma a patto che sia la qualità a vincere. Il self è una possibilità (oserei definirla una rivoluzione) che Amazon e le altre piattaforme concedono a chiunque, anche perché è il loro mestiere. Ovvio che lascino la porta aperta a tutti senza dividere i buoni dai cattivi.

Quindi non serve una gestione dei filtri?
Servirebbero forse dei bollini di qualità, anche se non è chiaro chi dovrebbe assegnarli (e poi, non è che self significhi sempre cattiva qualità e casa editrice qualità alta). Noi abbiamo appoggiato il Marchio Indie, nato per iniziativa di un gruppo di autori che hanno scelto di pubblicare le loro opere in self. Identifica l’autore come indipendente, ma non serve a dare una connotazione di qualità o culturale.

Abbiamo capito che la definizione di Autore Indie va di moda, ma significa poco. Tuttavia ci deve essere un minimo sindacale della qualità per qualsiasi autore. Come si arriva a definirlo?
Ci sarà una scrematura naturale, come è avvenuto negli U.S.A. Resteranno sul mercato gli autori che vendono perché i loro libri hanno requisiti di leggibilità. Ciò non significa che siano i migliori. Per questo EWWA invita le iscritte a non pubblicare libri non preventivamente vagliati da un professionista. L’editing ha un valore enorme nella preparazione di un testo. Per far comprendere quanto siano importanti questi aspetti facciamo eventi sulla scrittura, sull’editing e sull’organizzazione della pubblicazione. Certo, il nostro è un metodo di principio che guarda alla sostanza della scrittura e della storia e va oltre le groupie che fanno cinquanta recensioni appena il libro esce. Sappiamo anche noi che ci sono metodi di gestione volti a far arrivare un libro, uno qualsiasi, ai primi posti della classifica.

Scrivere è un mestiere, richiede molto lavoro, ma ho notato che non c’è tanta voglia di sacrificarsi per imparare.
È vero. Spesso gli editor ricevono testi illeggibili, che necessitano di una vera e propria riscrittura. Parecchie scrittrici si limitano a riempire le pagine per poi raccogliere i commenti dell’amica del cuore e del marito. Crediamo che chi ha voglia di impegnarsi nei confronti della scrittura imparerà a fare bene, le altre molleranno. Il messaggio di EWWA è semplice: scrivete ciò che volete, ma fatelo in maniera professionale. Imparate il mestiere, fatevi aiutare. Noi vogliamo promuovere la qualità e la formazione per spingere chi vuole scrivere a farlo in modo serio, anche prendendo in esame generi poco frequentati, come il memoir, la saggistica, la scrittura aziendale, la sceneggiatura… Vogliamo che le nostre iscritte comprendano che la scrittura non è solo collegata al romanzo. Inoltre non ha senso affrontare un progetto di scrittura tanto per provare o come sfogo personale; lo puoi fare ma senza l’obbiettivo della pubblicazione. Occorre mettere insieme le esperienze di tutti per interpretare in modo diverso i mestieri della scrittura. Ricordiamo che sono pochissimi gli autori che vivono dei loro libri.

Complimenti per tutta la formazione che fate!
Noi offriamo dei workshop. Non sono dei corsi, ma consentono a chi li frequenta di capire che esistono modi diversi di lavorare, prima sconosciuti. Fare lo scrittore oggi è tutt’altro che romantico, questo è un retaggio superato. Sono cambiati i modi, i gusti, i mercati. Per questo stiamo lavorando su un progetto legato alla traduzione dei testi. Un libro in versione inglese consente un’ottima apertura, ma è un’operazione ad alto costo che non si può improvvisare. Stiamo valutando il modo di creare una sorta di agenzia in cui scrittori e traduttori possano condividere il rischio d’impresa. Il progetto dovrà essere ampliato a un piano di promozione sull’estero. Le scrittrici dovranno pensare storie adatte ai lettori dei Paesi in cui verranno distribuite in lingua.
Purtroppo in Italia i lettori sono sempre gli stessi, stentano a crescere. Anche il digitale registra ancora numeri bassi, poi c’è il fenomeno della pirateria. In questo quadro gli autori dovranno imparare a investire sull’immagine per proporsi in modo da poter monetizzare i loro interventi. Ciò significa gestire i social con competenza e interagire con i blogger e i potenziali lettori. Saper valutare quando uscire come self e quando affidarsi a un editore.
Anche questo fa parte dell’essere scrittore, oggi.

Nella foto di gruppo Le fondatrici di Ewwa, da sin: Elisabetta Flumeri – Gabriella Giacometti (dietro Elisabetta) – Mariangela Camocardi, Maria Teresa Casella, Viviana Giorgi. Alessandra Bazardi, Adele Vieri Castellano.
Nella foto a lato Viviana Giorgi.

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